Autentico – L’invenzione dell’autentico fu la chiave
dell’antropologia coloniale, non onorevole.
Ma anche
la sua negazione. Adorno ha “l’inautenticità dell’autentico”, nella società
dello scambio. Che però è a sua volta un artificio: una società dello scambio
sottintende un tutto inautentico. Compresa
la sua critica. Come ora si vede, a
distanza di poco.
Complotto - Il gusto di nascondersi rientra nel fenomeno
delle personalità multiple, attualmente collocato al capitolo dei disturbi
associativi, che ricomprende la vecchia categoria dei fenomeni isterici. È un
capitolo vago, toccando la dissociazione, nozione tra le più indefinite della
psicopatologia. Forse perché etichetta malattie diverse, per causa e natura se
non per manifestazione.
Un
secolo e mezzo fa lo scienziato Guido Morselli già intuiva questa ambiguità di
fondo. Né se ne sostiene più l’apparentamento alla schizofrenia del dottor
Bleuler, la vecchia dementia praecox: non vi può essere
sdoppiamento della personalità se non v’è più una personalità. Si sono così
elaborate la nozione anglofona di splitting e quella francofona di dédoublement,
in opposizione alla Spaltung di area mitteleuropea e germanica. Questa
essendo propriamente la frammentazione dell’Io in direzione della schizofrenia,
quelle la segregazione di spicchi o grumi della personalità, labile, mobile. A
opera della stessa personalità, per una deformazione che può avere, oppure no,
derive compulsive, psicotiche. Può rientrare fra i disturbi della personalità,
l’inverso dell’istrionismo, ed è più spesso l’effetto di una patologia sociale
o storica.
Il
sospetto, strumento di verità, si trasforma in un’ontologia conchiusa, la psicosi
del complotto. Per cui un Hitler, per fare un esempio, fenomeno dichiarato e manifesto,
viene avvolto di segreto, e ogni evento della vita quotidiana diventa assimilabile
a Hitler. La vita, che si manifesta essendo, diventa un non luogo e un non
ente.
Il
complesso del complotto è come la superstizione, pronuba la paura: si temono
mali sconosciuti, e se mancano motivi certi di temere se ne creano
d’immaginari.
La
paura, l’“ansiosa preoccupazione” di Hume, è il principio delle religioni.
Ma non
si può fare un parallelo tra superstizione e religione. L’una è un movimento
retrogrado dalla paura, la rafforza, la rialimenta. L’altra un movimento in avanti,
la sorpassa e la frantuma, se non la purifica. Restano alla superstizione, e al
complotto, i poveri di spirito. I complottardi sono poveri di spirito.
Il
complotto eccolo qua, che c’è ormai più di segreto? L’evidenza? Non la lettera
di Poe che se ne sta inavvertita, quella aperta e letta: il segreto sono le
bombe (in Italia), i droni (in Iraq e Pakistan), le “bombe intelligenti” – che se
fanno fino a 29 vittime casuali non hanno bisogno di autorizzazione. È la
politica senza regole morali – un tempo imperialistica.
C’è,
anche, al posto del segreto un uso distorto
dell’informazione, che è ancora più insidioso dello stesso segreto. Dossier contro dossier, mani
forti contro mani forti.
Il complotto è il buio, dov’è impossibile
distinguere i gatti, luogo d’insidie. È il Novecento. Che è il secolo del
processo, costante, indistinto, interminabile: Kafka. Della demoralizzazione
dell’Occidente: Spengler. Se per Occidente s’intende l’Europa. E del complotto.
Per via della scoperta della libertà, o della guerra permanente, calda e fredda.
Le due cose, legate, hanno (hanno avuto) effetto suicida.
Giustizia – “Per avere scritto che Bernard Tapie era malhonnête”, l’editore Jean-Edern
Hallier “è stato condannato a quattro milioni di risarcimento” (E.Carrèrre,
“Limonov”, VII, 4). Milioni di franchi francesi e non di euro, ma sufficienti a
farlo fallire. Poi Tapie si è dimostrato in più occasioni malhonnête, anche se non perseguibile, e allora? È un problema che
Kant non ha risolto. Non se l’è posto per non sapere che dire? La giustizia giudica
in base ai suoi presupposti (leggi): è un circolo vizioso.
Onestà – “La menzogna nuoce sempre agli altri, anche se non
reca pregiudizio a qualcuno nuoce all’umanità”, è il famoso assioma di Kant nel
corollario “Contro Hobbes” al quesito “Sul luogo comune: può essere giusto in teoria,
ma in pratica non vale niente”.
Quando
Constant gli obietta: “Un filosofo tedesco arriva a pretendere che verso degli
assassini che vi domandassero se il vostro amico che essi inseguono non si sia
rifugiato in casa vostra, la bugia sarebbe un crimine”, Kant resta però
perplesso: “Riconosco di aver effettivamente detto questo, ma non mi ricordo
dove”. E quando Constant insiste: “Nessun uomo ha diritto alla verità che
nuoccia ad altri”, se la cava opponendo: bisogna “essere veridico (onesto) in
tutte le proprie dichiarazioni”. Dalla verità alla veridicità. E all’onestà?
Sesso – Immutabile di fatto, dalle prime tracce visibili
o dette. L’unica realtà immutabile tra le tante – la fisiologia umana è in
parte mutata nella pur breve esperienza storica, i modi e gli effetti del coito
no. Ma è anche la cosa – la realtà – più tabuizzata: censurata, proibita,
nascosta, esposta, ecceduta.
Servendo
primariamente alla procreazione, se ne potrebbe inferire una sua natura divina.
Inspiegabile
lo è. Come pulsione e come atto.
zeulig@antiit.eu
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