domenica 12 maggio 2013

Secondi pensieri - 141

zeulig

Autentico – L’invenzione dell’autentico fu la chiave dell’antropologia coloniale, non onorevole.
Ma anche la sua negazione. Adorno ha “l’inautenticità dell’autentico”, nella società dello scambio. Che però è a sua volta un artificio: una società dello scambio sottintende un tutto inautentico. Compresa la sua critica. Come ora si vede, a distanza di poco.

Complotto - Il gusto di nascondersi rientra nel fenomeno delle personalità multiple, attualmente collocato al capitolo dei disturbi associativi, che ricomprende la vecchia categoria dei fenomeni isterici. È un capitolo vago, toccando la dissociazione, nozione tra le più indefinite della psicopatologia. Forse perché etichetta malattie diverse, per causa e natura se non per manifestazione.
Un secolo e mezzo fa lo scienziato Guido Morselli già intuiva questa ambiguità di fondo. Né se ne sostiene più l’apparentamento alla schizofrenia del dottor Bleuler, la vecchia dementia praecox: non vi può essere sdoppiamento della personalità se non v’è più una personalità. Si sono così elaborate la nozione anglofona di splitting e quella francofona di dédoublement, in opposizione alla Spaltung di area mitteleuropea e germanica. Questa essendo propriamente la frammentazione dell’Io in direzione della schizofrenia, quelle la segregazione di spicchi o grumi della personalità, labile, mobile. A opera della stessa personalità, per una deformazione che può avere, oppure no, derive compulsive, psicotiche. Può rientrare fra i disturbi della personalità, l’inverso dell’istrionismo, ed è più spesso l’effetto di una patologia sociale o storica.
Il sospetto, strumento di verità, si trasforma in un’ontologia conchiusa, la psicosi del complotto. Per cui un Hitler, per fare un esempio, fenomeno dichiarato e manifesto, viene avvolto di segreto, e ogni evento della vita quotidiana diventa assimilabile a Hitler. La vita, che si manifesta essendo, diventa un non luogo e un non ente.

Il complesso del complotto è come la superstizione, pronuba la paura: si temono mali sconosciuti, e se mancano motivi certi di temere se ne creano d’immaginari.

La paura, l’“ansiosa preoccupazione” di Hume, è il principio delle religioni.
Ma non si può fare un parallelo tra superstizione e religione. L’una è un movimento retrogrado dalla paura, la rafforza, la rialimenta. L’altra un movimento in avanti, la sorpassa e la frantuma, se non la purifica. Restano alla superstizione, e al complotto, i poveri di spirito. I complottardi sono poveri di spirito.

Il complotto eccolo qua, che c’è ormai più di segreto? L’evidenza? Non la lettera di Poe che se ne sta inavvertita, quella aperta e letta: il segreto sono le bombe (in Italia), i droni (in Iraq e Pakistan), le “bombe intelligenti” – che se fanno fino a 29 vittime casuali non hanno bisogno di autorizzazione. È la politica senza regole morali – un tempo imperialistica.
C’è, anche, al posto del segreto un uso distorto dell’informazione, che è ancora più insidioso dello stesso segreto. Dossier contro dossier, mani forti contro mani forti.

Il complotto è il buio, dov’è impossibile distinguere i gatti, luogo d’insidie. È il Novecento. Che è il secolo del processo, costante, indistinto, interminabile: Kafka. Della demoralizzazione dell’Occidente: Spengler. Se per Occidente s’intende l’Europa. E del complotto. Per via della scoperta della libertà, o della guerra permanente, calda e fredda. Le due cose, legate, hanno (hanno avuto) effetto suicida.

Giustizia – “Per avere scritto che Bernard Tapie era malhonnête”, l’editore Jean-Edern Hallier “è stato condannato a quattro milioni di risarcimento” (E.Carrèrre, “Limonov”, VII, 4). Milioni di franchi francesi e non di euro, ma sufficienti a farlo fallire. Poi Tapie si è dimostrato in più occasioni malhonnête, anche se non perseguibile, e allora? È un problema che Kant non ha risolto. Non se l’è posto per non sapere che dire? La giustizia giudica in base ai suoi presupposti (leggi): è un circolo vizioso.

Onestà – “La menzogna nuoce sempre agli altri, anche se non reca pregiudizio a qualcuno nuoce all’umanità”, è il famoso assioma di Kant nel corollario “Contro Hobbes” al quesito “Sul luogo comune: può essere giusto in teoria, ma in pratica non vale niente”.
Quando Constant gli obietta: “Un filosofo tedesco arriva a pretendere che verso degli assassini che vi domandassero se il vostro amico che essi inseguono non si sia rifugiato in casa vostra, la bugia sarebbe un crimine”, Kant resta però perplesso: “Riconosco di aver effettivamente detto questo, ma non mi ricordo dove”. E quando Constant insiste: “Nessun uomo ha diritto alla verità che nuoccia ad altri”, se la cava opponendo: bisogna “essere veridico (onesto) in tutte le proprie dichiarazioni”. Dalla verità alla veridicità. E all’onestà?

Sesso – Immutabile di fatto, dalle prime tracce visibili o dette. L’unica realtà immutabile tra le tante – la fisiologia umana è in parte mutata nella pur breve esperienza storica, i modi e gli effetti del coito no. Ma è anche la cosa – la realtà – più tabuizzata: censurata, proibita, nascosta, esposta, ecceduta.
Servendo primariamente alla procreazione, se ne potrebbe inferire una sua natura divina.
Inspiegabile lo è. Come pulsione e come atto.

zeulig@antiit.eu

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