I cultori dell’“amico” Vargas hanno di che esilararsi: Fred non ha
scritto un giallo ma un trattato di filosofia. Per sgonfiare alcuni secoli di
filosofia. Analizzando, nientemeno, il “il senso della vita”, con un tour de force sul nulla – sull’idea
stessa di trattato.
Ce n’è per tutti, anche per i contadini: “A ogni terreno i suoi
prodotti”, d’impeccabile originalità, dopo il “concetto vitale” del “verme di
terra”, il verme. Con gli accorgimenti del genere trattatistico: “Ci ritornerò
su” e “Vedi sopra”. C’è l’amore, naturalmente, in tutte le sue forme
grammaticali: “Come mancarlo”, “Come evitare di mancarlo”, “Come essere amati
dall’essere amato”. Ci sono i figli, le sorelle, i nipoti, i viaggi, le
vacanze, che più spesso non si fanno, e la guerra (“senza nemico l’individuo
non sa più chi è”). Con problemi non facili: il “Principio dell’attesa”, l’“excretum”,
che purtroppo è giornaliero, il “Principio dei contrari”. Alcuni concetti
controversi: la pressione, l’ultimatum, il “Concetto di gambero”, il “Concetto
del pitone”, il Rimprovero (sottocategoria: la solitudine compatta). E sicure
perle di saggezza: “Perché la sabbia, più si stringe, più se ne va?” “Il mulino
macina le sue proprie pietre”.
Un esercizio d’iperletteratura, al termine del quale, dopo le
quasi cento pagine, non avete letto niente. Cioè, non avete incamerato niente. Del resto Fred non chiede niente, tre euro in francese, due caffè a Milano - in
Italia costa quattro volte tanto ma non è colpa sua (l’originale ha anche un
titolo diverso, “Piccolo trattato di tutte verità sull’esistenza”, garantite
cioè).
Fred Vargas, Piccolo
trattato sulle verità dell’esistenza, Einaudi, pp. 116 € 12
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