sabato 1 giugno 2013

A Sud del Sud . l'Italia vista da sotto (172)

Giuseppe Leuzzi

Il nonno di Pirandello, il bisnonno in realtà, Andrea Pirandello, veniva dalla Liguria. Nel 1772 si stabilì in Sicilia, a vent’anni, perché era nella pirateria antipirateria: gli armatori investivano nelle scorrerie contro i francesi e i saraceni, e talvolta venivano premiati, anche perché protetti dalla flotta inglese. Pirandello bisnonno ci costruì la fortuna di famiglia, racconta Mario Genco ne “I Pirandello del mare”. Poi si dicono le identità regionali. Non c’è più siciliano – non c’era finora – di Pirandello.
E i liguri pirati?

“A proposito dell’Expo”, spiega il ministro Giovannini al “Corriere della sera”, “mi dicevano che la reazione di alcuni imprenditori è stata: «Bene, ci sono i soldi?»”. Ma l’Expo non si fa a Milano, l’hanno spostata al Sud?

Il Sud è fermo (marcio, incurabile) non perché ha infettato il Nord – la “linea della palma” è fantasia da indolenti all’ombra del banano. Ma perché, nell’unità e dopo l’unità, ha perduto l’identità. A opera dei suoi fuoriusciti, ma il risultato non cambia. Si è piemontesizzato, poi romanizzato e ora milanesizzato.
La caduta della produttività culturale concorre con la perdita dell’identità, e la risultante è il sottoviluppo. Poiché questo è: il Sud è sottosviluppato in senso proprio: incerto, debole, incapace.
Non mancano nella storia passai inequivocabili, dall’essere al niente: la scomparsa dell’Unione Sovietica, o degli Aztechi, degli Inca, dell’Egitto, degli Etruschi. Ciò avviene per quello che l’antropologia chiama “perdita di senso”.

Sicilia
Il mafioso americano John Gotti, finito all’ergastolo, si pavoneggiava al processo esibendo relazioni a Hollywood. Risultò che gli avevano fregato un bel po’ di soldi per dare una particina a un suo congiunto , una nipote. In un film di serie B. Non sarà che i mafiosi sono stupidi, quelli siciliani? Perché le mafie irlandesi, ebree, russe, nere ben altro ottengono a Hollywood. Senza sparare. O forse perché non sparano.

“Cumannari è megghiu che futtiri” si cita sempre in Sicilia, specie nei processi. Come se l’isola fosse sempre a letto. Mentre la Sicilia ha tutt’altre occupazioni, E la massima ha tutt’altro, ovvio, significato: l’insegna dell’isola è motto di chiara origine muliebre, riguarda i conti della spesa.

La rivolta spontanea garibaldina era preparata dal Piemonte almeno da un anno e mezzo. Cavour aveva convocato Garibaldi già all’inizio del 1859. Marx lo sa, poiché lo scrive per la “New York Herald Tribune”, alla quale collaborava (ora nelle “Opere Complete Editori Riuniti, vol. XVI). Non per scienza infusa.

La signora che fa la spesa compra dal droghiere una birra, che uscendo dà a Farid, vecchio tunisino sdentato, e probabilmente senza molto cervello. Farid, che non beve, la riporta al negoziante, che gli dà un euro. Il vecchio tunisino ha così avuto una mancia, senza chiederla, e ha scambiato alcuni sorrisi, di cui non dev’essere stato locupletato.

Non era per caso un paese di tiranni. Che ammaliavano – perfino Platone – più che angariare i sudditi.

Era il paese del lusso per gli antichi greci. Le siculae mensae erano proverbiali anche in epoca romana.

Il ristoratore fa spesso lo sconto. Di poco, giusto per pareggiare il conto. Ma lo fa anche al cliente di passaggio.

È il paese dove ci sono meno segreti. Si è subissati, anche a un breve soggiorno, dai segreti svelati.

Angelo Balsamo, ammiraglio, ha una tomba molto decorativa al Museo Regionale di Messina. Parente di Cagliostro? Nome onorato.

Solo “professionisti” per le “professioniste” della “Gazzetta del Sud” di Messina. Professionisti “seri”, anche “umili”, ma comunque “facoltosi”.

Sicilitudine, la parola è brutta e indigesta ma è gradita. Come la napoletanità. Come la negritudine. Hölderlin aveva inventato das Deutsche, la teutonicità, che non ha dato nulla di buono.

“Tutto è mafia” è fascismo
Imperversa il tutto è mafia. Che è un errore logico (che cos’è allora la mafia), oltre che di fatto, e un crimine. Insomma, più che un errore o un irritualità. La mafia è regolata da leggi d’eccezione: come il delitto d’associazione, il concorso in associazione, il concorso esterno, e i privilegi dei dichiaranti. Che vanno applicati con parsimonia. Applicare le leggi antimafia all’universo è eversivo. Nel senso del fascismo.
Andreotti è stato a lungo al governo, quasi quattro anni dal 1976 al 1979. Col Pci. Senza un solo atto contro la mafia. Forse perché il governo era distratto dal terrorismo, ma in quegli anni la mafia divenne padrona, letteralmente, della Sicilia, ammazzando giudici e politici a piacimento. Poi Andreotti, dopo una lunga pausa, tornò al governo. Con il Psi. E fece le leggi eccezionali che l’alleato gli impose, col risultato di mettere la mafia in rotta in un quinquennio. L’assassinio di Dalla Chiesa nel 1982 fu un atto di superbia di Riina, le stragi di dieci e undici anni dopo gesti disperati. Fece provvedimenti antimafia perfino personali: togliendo le pratiche al giudice Carnevale, e rimettendo dentro d’arbitrio i boss che uscivano dal carcere per l’incapacità dei giudici di processarli. Allora è stato accusato di mafia.

Donne d’onore – 2
Qui si passa dalla mafia analfabeta e violenta, graveolente anche se allicchettata, al capitalismo iperavanzatissimo. Cui introduce Francesca Chaouqui, trent’anni, direttore delle Relazioni esterne di Ernst & Young in Italia, la società americana di contabilità. Che ha scritto al “Corriere della sera” indignata per l’assassinio della quindicenne di Corigliano Calabro, una serie di abomini, contro una terra, la sua dice malgrado il nome, che si vergogna di avere figlie femmine, e appunto le uccide.
Una lettera “estrema”, che ha naturalmente l’effetto di moltiplicarne la lettura e i commenti. Ma, per un volta, non il solito a favore e contro, no, Francesca ha avuto e continua ad avere contro tutti. Per una reazione anch’essa naturale, che Renate Siebert, la sociologa che da quarant’anni studia la condizione della donna in Calabria, così ha sintetizzato al “Quotidiano di Calabra”: “Una storia come questa potrebbe essere accaduta in qualsiasi altro posto d’Italia. Trovo assolutamente razzista e aberrante che si possa parlare, in questa vicenda, di specificità calabrese”. Elementare. Ma la sociologa non tiene conto di una specificità calabrese: il temperamento femminile.
Francesca Chaouqui è giovanissima dirigente di un’azienda che ha questo vangelo: “Persone che dimostrano integrità, rispetto e spirito di collaborazione. Persone con energia, entusiasmo e il coraggio di essere leader. Persone che creano delle relazioni fondate su valori condivisi. Persone che dimostrano integrità, rispetto e spirito di collaborazione”. È una che sa quello che ha scritto. Potrebbe aver voluto “scrivere” il paradigma del rifiuto, come esercizio di bravura. “Mi occupo di comunicazione”, si difende in rete, come a dire mi tocca lavorare. Ma è regina di twitter. Dove passa il tempo in attesa della notte: “Vivo come se non avessi più tempo, sorrido sempre”, così si presenta, “ogni tanto m’arrabbio, di notte scrivo. Felice”. Anche Kierkegaard scriveva di notte, ma era più lungo, si voleva infelice. Francesca Immacolata, detta Francy, si diverte e ritwittare un Khalid Chaouki, fra i tanti, col kappa, Insomma, anche se si arrabbia è spensierata. Oppure ha scritto la letteraccia perché ci crede – ha solo “amicizie” femminili. In ogni caso un bel temperamento.
Ma non è sola. Un bel combattimento tra matriarche, come solo in Calabria se ne trovano, la sua lettera ha suscitato. I tanti calabresi che sono intervenuti per zittirla, giovani e meno giovani, parlano come “figli di mamma”. Tra le tante risposte merita una citazione quella che Rachele Grandinetti, 29 anni, ha scritto a Corrado Augias, a “Repubblica”: “Mia nonna è rimasta vedova a 29 anni con quattro figlie femmine cui non sono mancati amore, educazione, istruzione. Oggi sono tutte professioniste perché hanno scelto di studiare e di seminare. Mia madre è una donna in carriera, ha iniziato a lavorare a 19 anni e si è laureata che aveva già due figli…”. Indistruttibili, altro che figlie abbandonate.

leuzzi@antiit.eu

1 commento:

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