Complotto - “Non abbiamo un solo libro sull’azione del Kgb in Italia”, lamenta Piero Craveri sul “Sole 24 Ore” domenica, “mentre per altri paesi europei e della Nato interi scaffali”. In Italia dove il Kgb fu il più attivo, va aggiunto, con Secchia subito, coi suoi epigoni a Praga, poi con Moretti e le sue Br, e con vagonate di pellami, oro, dollari e skorpion. Le fonti non difettano. C’è un censore? Occulto?
Tantissime storie si ordiscono di complotti, ma
nessuna del Kgb.
Comunismo – Non ha sconfitto la povertà. Ancora
oggi non vi si applica, nel Nicaragua, a Cuba.
Per l’economia
di guerra che ovunque lo minaccia? La Cina pre Deng non era minacciata. Né si
può dire una guerra il boicottaggio Usa nei Caraibi.
Ogni altro
regime, compresi i più biechi, i fascismi e perfino il nazismo, vi si è
applicato e ci è riuscito in misura molto maggiore. Anche in economie di guerra.
È un disegno di
potere.
Destra-sinistra – La concorrenza è forte anche sul
web. La rete è come si sa “gestita”. Da aggregatori, motori di confronto, etc.,
software nati a scopi commerciali ma sfruttatissimi a fini informativi –
disinformativi. Poiché sono in grado di oscurare o rilanciare le news, i
commenti, i blog, ogni cosa. Più abili quelli di sinistra, che sono anche
pagati – funzionari o consulenti a contratto – e quindi più attenti a inzeppare
i meccanismi giusti nei software di controllo .
In realtà l’
“intercettazione” (gestione) della rete è totalitaria, contro il nemico e
contro il dissidente. Non sarebbe quindi di sinistra, se la parola ha ancora un
senso. Da qui l’odio speciale per Casaleggio, più che per Grillo. Una certa
sinistra è solo performativa: ha ragione chi vince.
La posta dei
parlamentari 5 Stelle è stata violata da hacker del Pd. Con la protezione della Procura della Repubblica di Roma, che
doveva intervenire – la violazione della posta è un reato. ’attivissimo
Procuratore Capo Pignatone, che pure è democrat, se ne è dimenticato. Democrat
di quale democrazia?
Germanesimo - Beda Romano e
Alessandro Merli sul “Sole 24 Ore”, come già Sergio Romano sul “Corriere della sera”, e germanisti vari per interesse di
bottega, lunghi articoli si producono per giustificare la Germania. Dirla buna
e gentile. E anzi vittima nella crisi, che al più si difende. Mentre il punto
non è se il tedesco è cattivo, ma se non lo è la politica della Germania. Cha
ha indotta una crisi spaventosa sull’Italia – non c’è altar parola – e su mezza
Europa, con atti insistiti, e ancora non le basta.
Rileggendo il
1933 nella pubblicistica inglese, e anche francese, s’incontra la stesa
disponibilità alle buone ragioni della Germania. Le stesse ambivalenze: i tedeschi
sono buoni, ma le condizioni internazionali sono avverse. L’analogia si ferma
qui, Merkel certamente non è Hitler. Ma si può dire che la Germania di Angela
Merkel ha ottenuto con le buone quello che i suoi predecessori non avevano
ottenuto con le armi, Hitler e il kaiser coglionastro: il Nuovo Ordine Europeo,
l’ordine germanico.
Nessuna analogia
terrificante neanche in questa dizione. Ma è un Ordine che la Germania non ha
negoziato, al meglio di tutti i partecipanti, l’ha imposto. Con la tattica
degli Orazi e i Curizai, o del divide et impera. Sovvertendo la procedura
partecipativa e collettiva dell’Unione Europea. Senza dirlo, ecco tutta la
novità.
Pio
XII – C’è una curiosa guerra di Israele contro questo papa. Rilanciata da
ultimo da due biografie americane, di Robert Ventresca e Frank Coppa. E dallo
storico e diplomatico israeliano Sergio
I. Minerbi. Nell’ultimo numero di “Nuova Storia Contemporanea” Minerbi, che pure fu salvato nel 1943 al San Leone
Magno, allora aveva quindici anni, si diverte irridente ad accreditare l’ipotesi,
diffusa ad arte dai tedeschi, che Pio XII sapesse in anticipo della razzia del 16
ottobre 1943 – lo fa divertito, come a un videogame, quindi cinicamente
irridente. Anche il declassamento di Giovanni Palatucci, da Giusto delle
Nazioni a fascistello disorientato, è mirato in realtà alla figura di Pio XII.
La cosa ha indignato Anna Foa, che ha deciso di spiegarla sull’“Osservatore
Romano”. La storica lamenta che di Palatucci, vice-questore a Fiume, sia stato
trasformato da Giusto in persecutore per slittamenti progressivi – propri della
disinformazione, andrebbe aggiunto – dal possibile ridimensionamento del numero
degli ebrei da lui salvati. Da cinquemila a poche centinaia o decine. Per questo e altri casi, “siamo in realtà di fronte a un
problema di mancanza di documentazione”, spiega, che non era possibile tenere
per un vice-questore come per i conventi, e solo è ricostruibile in base alle
testimonianze. Ma nella fattispecie c’è di più: “L’impressione è che in realtà
la questione sia un’altra, quella della Chiesa di Pio XII, e che in Palatucci
si voglia colpire essenzialmente un cattolico impegnato in un’opera di
salvataggio degli ebrei, un supporto all’idea che la Chiesa si sia prodigata a
favore degli ebrei, un personaggio sottoposto a una causa di beatificazione.
Ma questa è ideologia, non storia”.
Nella classe
politica israeliana quello contro il papa è un odio condiviso - Israele non ha
mai avuto simpatia per il papa, fino all’attuale presidenza di Shimon Peres. Si
ricorda la prima visita di un primo ministro israeliano al papa, Golda Meir nel
1974, il papa era Paolo VI Montini, che lasciando il Vaticano disse sprezzante:
“Quell’uomo”.
Ma quello
contro Pio XII è anche e anzitutto un odio specificamente tedesco. Fu in
Germania, nell’ultima coda del Kulturkampf dopo la guerra, che se ne creò la
fama sinistra. A opera di Hochhuth col “Vicario”. Era anche uno spostamento di
focus sulla Colpa, dalla Germania alla chiesa - un tema sensibile che il
drammaturgo sfruttò abile (dopo il papa puntò Churchill e l’Inghilterra). Ma il
sionismo è tedesco anche in questo? Golda Meir, ebrea polacca, parlava tedesco.
Sviluppo - È ora all’età del credito, che Ludwig
von Mises, teorico liberale, diceva “prosperità illusoria”. Realista più che
profetico
Gli studiosi dei cicli economici sono
concordi su tre grandi cicli espansivi. Il primo, dal 1750 al 1830, è il
prodotto del motore a vapore, della sgranatrice del cotone, e dall’avvio del
trasporto meccanico e veloce, con la ferrovia e il piroscafo. Il secondo è
quello della vera e massiccia rivoluzione industriale, dal 1870 al 1910: elettricità,
motore a combustione interna, dall’auto all’aereo, il telefono, la radio, il
fonografo, il cinema, la manipolazione chimica, il fordismo (automobile per
tutti, standardizzazione, tempi e metodi). Il terzo parte dagli anni1970, con
la robotica e la computerizzazione, di cui fa parte internet, fino alla carta
di credito, il bancomat, e l’ “illusione del credito”.
astolfo@antiit.eu
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