giovedì 27 giugno 2013

Il mondo com'è (140)

astolfo

Complotto - “Non abbiamo un solo libro sull’azione del Kgb in Italia”, lamenta Piero Craveri sul “Sole 24 Ore” domenica, “mentre per altri paesi europei e della Nato interi scaffali”. In Italia dove il Kgb fu il più attivo, va aggiunto, con Secchia subito, coi suoi epigoni a Praga, poi con Moretti e le sue Br, e con vagonate di pellami, oro, dollari e skorpion. Le fonti non difettano. C’è un censore? Occulto?
Tantissime storie si ordiscono di complotti, ma nessuna del Kgb.

Comunismo – Non ha sconfitto la povertà. Ancora oggi non vi si applica, nel Nicaragua, a Cuba.
Per l’economia di guerra che ovunque lo minaccia? La Cina pre Deng non era minacciata. Né si può dire una guerra il boicottaggio Usa nei Caraibi.
Ogni altro regime, compresi i più biechi, i fascismi e perfino il nazismo, vi si è applicato e ci è riuscito in misura molto maggiore. Anche in economie di guerra.
È un disegno di potere.

Destra-sinistra – La concorrenza è forte anche sul web. La rete è come si sa “gestita”. Da aggregatori, motori di confronto, etc., software nati a scopi commerciali ma sfruttatissimi a fini informativi – disinformativi. Poiché sono in grado di oscurare o rilanciare le news, i commenti, i blog, ogni cosa. Più abili quelli di sinistra, che sono anche pagati – funzionari o consulenti a contratto – e quindi più attenti a inzeppare i meccanismi giusti nei software di controllo .
In realtà l’ “intercettazione” (gestione) della rete è totalitaria, contro il nemico e contro il dissidente. Non sarebbe quindi di sinistra, se la parola ha ancora un senso. Da qui l’odio speciale per Casaleggio, più che per Grillo. Una certa sinistra è solo performativa: ha ragione chi vince.

La posta dei parlamentari 5 Stelle è stata violata da hacker del Pd. Con la protezione della Procura della Repubblica di Roma, che doveva intervenire – la violazione della posta è un reato. ’attivissimo Procuratore Capo Pignatone, che pure è democrat, se ne è dimenticato. Democrat di quale democrazia?  

Germanesimo  - Beda Romano e Alessandro Merli sul “Sole 24 Ore”, come già Sergio Romano sul “Corriere della sera”, e germanisti vari per interesse di bottega, lunghi articoli si producono per giustificare la Germania. Dirla buna e gentile. E anzi vittima nella crisi, che al più si difende. Mentre il punto non è se il tedesco è cattivo, ma se non lo è la politica della Germania. Cha ha indotta una crisi spaventosa sull’Italia – non c’è altar parola – e su mezza Europa, con atti insistiti, e ancora non le basta.
Rileggendo il 1933 nella pubblicistica inglese, e anche francese, s’incontra la stesa disponibilità alle buone ragioni della Germania. Le stesse ambivalenze: i tedeschi sono buoni, ma le condizioni internazionali sono avverse. L’analogia si ferma qui, Merkel certamente non è Hitler. Ma si può dire che la Germania di Angela Merkel ha ottenuto con le buone quello che i suoi predecessori non avevano ottenuto con le armi, Hitler e il kaiser coglionastro: il Nuovo Ordine Europeo, l’ordine germanico.
Nessuna analogia terrificante neanche in questa dizione. Ma è un Ordine che la Germania non ha negoziato, al meglio di tutti i partecipanti, l’ha imposto. Con la tattica degli Orazi e i Curizai, o del divide et impera. Sovvertendo la procedura partecipativa e collettiva dell’Unione Europea. Senza dirlo, ecco tutta la novità.

Pio XII – C’è una curiosa guerra di Israele contro questo papa. Rilanciata da ultimo da due biografie americane, di Robert Ventresca e Frank Coppa. E dallo storico e diplomatico israeliano  Sergio I. Minerbi. Nell’ultimo numero di “Nuova Storia Contemporanea”  Minerbi,  che pure fu salvato nel 1943 al San Leone Magno, allora aveva quindici anni, si diverte irridente ad accreditare l’ipotesi, diffusa ad arte dai tedeschi, che Pio XII sapesse in anticipo della razzia del 16 ottobre 1943 – lo fa divertito, come a un videogame, quindi cinicamente irridente. Anche il declassamento di Giovanni Palatucci, da Giusto delle Nazioni a fascistello disorientato, è mirato in realtà alla figura di Pio XII. La cosa ha indignato Anna Foa, che ha deciso di spiegarla sull’“Osservatore Romano”. La storica lamenta che di Palatucci, vice-questore a Fiume, sia stato trasformato da Giusto in persecutore per slittamenti progressivi – propri della disinformazione, andrebbe aggiunto – dal possibile ridimensionamento del numero degli ebrei da lui salvati. Da cinquemila a poche centinaia o decine. Per questo e altri casi, “siamo in realtà di fronte a un problema di mancanza di documentazione”, spiega, che non era possibile tenere per un vice-questore come per i conventi, e solo è ricostruibile in base alle testimonianze. Ma nella fattispecie c’è di più: “L’impressione è che in realtà la questione sia un’altra, quella della Chiesa di Pio XII, e che in Palatucci si voglia colpire essenzialmente un cattolico impegnato in un’opera di salvataggio degli ebrei, un supporto all’idea che la Chiesa si sia prodigata a favore degli ebrei, un personaggio sottoposto a una causa di beatificazione.  Ma questa è ideologia, non storia”.
Nella classe politica israeliana quello contro il papa è un odio condiviso - Israele non ha mai avuto simpatia per il papa, fino all’attuale presidenza di Shimon Peres. Si ricorda la prima visita di un primo ministro israeliano al papa, Golda Meir nel 1974, il papa era Paolo VI Montini, che lasciando il Vaticano disse sprezzante: “Quell’uomo”.
Ma quello contro Pio XII è anche e anzitutto un odio specificamente tedesco. Fu in Germania, nell’ultima coda del Kulturkampf dopo la guerra, che se ne creò la fama sinistra. A opera di Hochhuth col “Vicario”. Era anche uno spostamento di focus sulla Colpa, dalla Germania alla chiesa - un tema sensibile che il drammaturgo sfruttò abile (dopo il papa puntò Churchill e l’Inghilterra). Ma il sionismo è tedesco anche in questo? Golda Meir, ebrea polacca, parlava tedesco.

Sviluppo  - È ora all’età del credito, che Ludwig von Mises, teorico liberale, diceva “prosperità illusoria”. Realista più che profetico


Gli studiosi dei cicli economici sono concordi su tre grandi cicli espansivi. Il primo, dal 1750 al 1830, è il prodotto del motore a vapore, della sgranatrice del cotone, e dall’avvio del trasporto meccanico e veloce, con la ferrovia e il piroscafo. Il secondo è quello della vera e massiccia rivoluzione industriale, dal 1870 al 1910: elettricità, motore a combustione interna, dall’auto all’aereo, il telefono, la radio, il fonografo, il cinema, la manipolazione chimica, il fordismo (automobile per tutti, standardizzazione, tempi e metodi). Il terzo parte dagli anni1970, con la robotica e la computerizzazione, di cui fa parte internet, fino alla carta di credito, il bancomat, e l’ “illusione del credito”.

astolfo@antiit.eu 

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