È a Milano la testa del serpente?Appena due
settimane fa tre giornalisti sono stati condannati al carcere, senza le
attenuanti né la condizionale di cui per legge dovevano beneficiare due di
essi, incensurati, per aver detto, in forma attenuata, e senza la parte
criminale e infamante, le stesse cose che il Csm dice a carico di Messineo. La
sentenza è milanese, ed è tutto dire, la città è infetta. Ma in questo caso c’è
di più.
È infetta la giustizia milanese. Che infetta la
giustizia. Un errore giudiziario è sempre possibile, ma quello della giudice milanese
Interlandi non è un errore: è un pregiudizio. Corporativo, anzi castale.
Abietto. Di cui lei non deve rendere conto. Lei come nessun altro giudice, le
sentenze non sono sindacabili. Ma questo solo a Milano. Altrove, per esempio a
Palermo, magistrato mangia magistrato – e le sentenze si sindacano perfino in
anticipo.
Al tempo delle faide sanguinose alla Procura di
Palermo, venti e trent’anni fa, si cercava “la testa del serpente” e non la si
trovò. Ora invece è chiaro: la giustizia ha paura della giustizia milanese. Se
la giustizia fosse una mafia, la cupola, la testa del serpente, il capo di capi
dovrebbe dirsi milanese.
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