giovedì 13 giugno 2013

La testa del serpente è a Milano

È a Milano la testa del serpente?Appena due settimane fa tre giornalisti sono stati condannati al carcere, senza le attenuanti né la condizionale di cui per legge dovevano beneficiare due di essi, incensurati, per aver detto, in forma attenuata, e senza la parte criminale e infamante, le stesse cose che il Csm dice a carico di Messineo. La sentenza è milanese, ed è tutto dire, la città è infetta. Ma in questo caso c’è di più.
È infetta la giustizia milanese. Che infetta la giustizia. Un errore giudiziario è sempre possibile, ma quello della giudice milanese Interlandi non è un errore: è un pregiudizio. Corporativo, anzi castale. Abietto. Di cui lei non deve rendere conto. Lei come nessun altro giudice, le sentenze non sono sindacabili. Ma questo solo a Milano. Altrove, per esempio a Palermo, magistrato mangia magistrato – e le sentenze si sindacano perfino in anticipo.
Al tempo delle faide sanguinose alla Procura di Palermo, venti e trent’anni fa, si cercava “la testa del serpente” e non la si trovò. Ora invece è chiaro: la giustizia ha paura della giustizia milanese. Se la giustizia fosse una mafia, la cupola, la testa del serpente, il capo di capi dovrebbe dirsi milanese.

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