martedì 25 giugno 2013

L’Alitalia vittima dei suoi sindacati

L’Alitalia ha rischiato di essere salvata. In vari modi e momenti. In previsione del fallimento definitivo dell’azienda dopo l’estate, si moltiplicano le memorie e i capi d’accusa. A Edoardo Borriello, specialista decano del settore, da Airnews, l’agenzia specializzata, e da “Repubblica”, basta raccogliere gli articoli che via via ha pubblicato su questa tragedia voluta per dire le cose come stanno.
Uno dei progetti abortiti, non eversivo se si guarda con l’occhio del dopo, fu quello di Roberto Schisano nel 1994-95. Un manager proveniente dalla Texas Instruments – subito ribattezzato il Texano - di cui aveva fatto un grande operatore europeo grazie allo stabilimento abruzzese. Nominato a capo dell’Alitalia nel febbraio del 1994, su indicazione di Romano Prodi allora presidente dell’Iri,  Schisano progettò uno snellimento di molte funzioni pletoriche,  tra esse le prenotazioni, e un progressivo “ritorno al mercato” del contratto superprivilegiato dei piloti. Il 19 ottobre 1995 era già fuori dell’azienda, dopo appena un anno e mezzo. In estate avevano scioperato i piloti, in autunno il personale di terra.
Una storia che non rivela nulla più di quanto si sapesse, ma con una morale stringente che è utile non trascurare. Schisano era allontanato dall’Iri, che già da mesi insisteva per le sue dimissioni. Dall’azionista pubblico, cioè, che lo aveva nominato. Nella persona di Michele Tedeschi, diligente esecutore succeduto intanto a Prodi. Ma non è questo il punto. Il punto è – Borriello non lo dice ma lo mostra - il ruolo distruttivo del sindacato. Sia pure autonomo, sia pure quasi personale (è il caso oggi del personale del Colosseo, non più di una trentina di uscieri). Specie nelle ristrutturazioni, in cui la prassi e la legge ne fanno un partner obbligato.
Edoardo Borriello, Il texano e l’Alitalia, Airnews International, pp. 191 € 10

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