“Una culla per te”, molte cliniche religiose in Toscana hanno questo programma. Fatto di tecnologia, naturalmente. Con scritte in sei lingue, compresi l’arabo e l’ahmarà. E uno sportello che si apre su impulso, e resta aperto 40 secondi. Di diritto. In sei lingue si spiega: “Puoi riprend4re il tuo bambino entro sessanta giorni, prima che venga dato in adozione”. E di privacy: la garanzia è che non c’è videosorveglianza. Si può lasciare il bambino rifiutato in una cella dove subito verrà accudito invece che nel cassonetto.
Non è molto, è la vecchia ruota, di tanti monasteri, maschili e femminili. Aggiornata, i preti si aggiornano, e la riaprono con le garanzie tecnologizzate. Ma non è da ridere: la cultura laica non va oltre la campagna “la culla non è un cassonetto”: uno slogan, un piccolo appalto pubblicitario.
martedì 4 giugno 2013
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