L’en
plein della sinistra nelle città, a due mesi da un risultato di parità fra
destra e sinistra nel voto politico, conferma che l’elettore di destra è in
Italia difficilmente mobilitabile: non si entusiasma, non va a votare per le
amministrative – a meno di un interesse diretto. Oggi si direbbe cool. Che dovrebbe essere un
complimento, ma non lo è.
Il successo della sinistra è il successo del governo Letta: gli elettori del Pd questa volta non si sono astenuti – il partito della crisi è in crisi: Berlusconi non basta più, come straccio rosso si è stinto. Ma più che una vittoria della sinistra, questa è una sconfitta della destra. O meglio la conferma della sua stupidità.
Il successo della sinistra è il successo del governo Letta: gli elettori del Pd questa volta non si sono astenuti – il partito della crisi è in crisi: Berlusconi non basta più, come straccio rosso si è stinto. Ma più che una vittoria della sinistra, questa è una sconfitta della destra. O meglio la conferma della sua stupidità.
All’elettore di destra sfugge la basilare
nozione che la sconfitta amministrativa indebolisce politicamente il suo
schieramento. Si dice per questo la
destra qualunquista. Ma non è corretto: è una destra che, pur astretta al ruolo
di avida bottegaia, non si fa i conti. Si veda a Siena, dove poche
centinaia di voti bastavano per un risultato epocale, un sindaco non comunista,
e invece il quasi-eroe ha avuto molti meno voti che quindici giorni fa, un buon
15 per cento dei votanti di allora avendo disertato le urne, benché Siena sia
tutto sommato una piccola città. È una destra spensierata, e quasi
aristocratica. Per questo perdente.
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