sabato 8 giugno 2013

Letture - 140

letterautore

Balletto – Quello moderno, col tutù e le punte, a partire dalla “Silfide”, 1832, fu divisato contro le femmine? L’invenzione delle punte è atroce. Lo stesso effetto di lievità si poteva ottenere, e si ottiene nel balletto moderno, senza questa tortura.
Ogni numero “finisce” per lui, per l’applauso all’étoile  maschio, mentre è interlocutorio per lei. Eccetto che nel “Cigno”, malgrado le tante coreografie punitive, perché Čajkovskij amava le donne

Editoria – Irène Némirovsky è più edita in Italia che in Francia. Da sei o sette case editrici, Adelphi, Newton Compton, Editori Riuniti, Passigli, Giuntina, Elliot, Castelvecchi. Perché i diritti sono scaduti – Irène è morta a Auschwitz nel 1942. In Francia un autore fuori diritti è già qualcuno che merita un interesse retrospettivo, critico, selettivo. Da noi fa un pascolo aperto: l’editoria si vuole un’impresa senza rischio

Fiabe – Nella scelta delle “Fiabe” dei fratelli Grimm operata da Calvino per gli Struzzi, un centinaio su circa duecento, non c’è “Il pifferaio magico”. Che  è una delle più deliziose, ha ispirato numerosi scrittori e musicisti, e si fa rappresentare. Calvino dichiara anche la sua predilezione per “La Luna”. “se dovessimo dichiarare quale è per noi la storia più bella del libro, e la più completa di tutte le anime che lo compongono… Mito cosmogonico pagano, novella paesana, iconografia medievale dell’al di là cristiano, comicità dell’assurdo, sono concentrati in un paio di pagine dove la «voce» popolare e la sofisticazione letteraria fanno una cosa sola”. Scelta preziosa, naturalmente. Ma bisogna diffidare delle indicazioni d’autore, anche simpatico come Calvino? “La Luna” è divertente più che altro perché è inconcludente – nessuna morale, né mito, né “parità”.

Masse - In letteratura non vengono bene. Gor’kij se ne tenne lontano, Tolstòj, che ne fa l’anamnesi non preconcetta in “Guerra e pace”, pure. Vengono bene invece al cinema, che ne fa grande uso: nei film di guerra, di rivoluzione, e anche in quelli americani di mafia – i mafiosi si muovono entro le masse.

Mobilitazione – È in disuso, ma entusiasma ancora Dario Fo. Oggi come un tempo, con la rivoluzione culturale in Cina e poi, nel 1974 o 1975, nella Cina stessa. “Sull’intelligenza collettiva mi trovate completamente entusiasta”, dice a Casaleggio e Grillo, “Il Grillo canta sempre al tramonto”, p. 68. In Cina fo aveva trovato “una grande spinta al dissenso, alla libera discussione” proprio nelle masse: “Tutto quello che succede in Cina non è mai una storia di vertici, coinvolge sempre le masse”. E portava a esempio una fabbrica di Pechino, dove c’erano “due studenti per ogni operaio”. La mobilitazione eccitava Fo anche da ragazzo, volontario a Salò: è il modo d’essere rivoluzionario – sovversivo cioè, senza più.

Montalbano – Fa il record serale di ascolti anche in seconda e terza replica. Rovescia però la regola – se non è un paradosso - del romanzo al cinema. Che riesce male perché il cinema “assottiglia”, opera per sottrazione e non sa o vuole rendere situazioni o personaggi complessi – non la “Ricerca” ma neanche “Bovary”, “Anna Karenina”, o il “Grande Gatsby” ora sullo schermo. Il Montalbano scritto dice invece meno che al cinema. Specie nelle caratterizzazioni, trite, Catarella, Fazio, Augello. E nell’ambientazione, che sulla pagina manca, è solo di eventi. Il vero Montalbano è di Sironi e Zingaretti.

Perché c’è il rovescio della medaglia: il cinema che “incrementa” il romanzo. Magari trasformandolo, ma immortalizzandolo. Per il taglio dell’immagine, il colore, la velocità del montaggio, per mille artifizi. Si ricorda un brutto giallo francese perché Simone Signoret e il regista Clouzot gli hanno (ri)dato vita con “I diabolici”. Il Poirot di Suchet “incrementa” di molto quello di Agatha Christie, che è un modesto risolutore di indovinelli (che egli stesso si crea), quasi un commesso viaggiatore. 

Moravia – Presentando la riedizione del “Disprezzo” di Godard, in qualche modo nel montaggio originale cinquant’anni fa (il produttore Ponti, esterrefatto, lo aveva fatto rimontare come una storia tradizionale, dopo aver investito in un cast costosissimo, Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance)), Emanuele Trevi cita lo steso Godard che sui “Cahiers du Cinéma”, così si difendeva dall’accusa di avere usato come soggetto un romanzo di Moravia: “Il romanzo di Moravia è un volgare e grazioso romanzo da stazione, pieno di sentimenti classici e fuori moda, nonostante la modernità delle situazioni”. Lo aveva usato, aggiungeva, perché solo dai “romanzi ferroviari” si può tratte un film.
Questo è vero, se i film sui grandi romanzi sono falliti o non si sono alla fine fatti. Ma su Moravia il silenzio è pesante. Specie da parte di chi ne beneficiò – Moravia amava essere un potente delle lettere.

Produttività – Quel letteraria s’incrementa con l’età? Camilleri, 88 anni,  è a un libro ogni due settimane, Canfora, 71, a uno al mese.

Sherlock Holmes – La “New York Review of Books” in aperture del numero del 9 maggio, e Michele Marsonet su rinabrundu.conm, s’interrogano sulle nuove interpretazioni al cinema. Da shelorkholmesiani sempre in ansia su come l’idolo viene estratto dalla pagina. Marsonet pensoso anche sul rapporto tra l’attore e il personaggio, Maigret vuole solo come Gino Cervi. Ma la cosa è opinabile: Gabin non è migliore, d’accordo, ma Bruno Cremer sì, la serie francese è ineguagliabile – tra l’altro molto simenoniana (in nessun punto Simenon usa i toni forti di Cervi). C’è un modo di essere dell’interprete che più si confà al personaggio, all’aura del personaggio, il Montalbano di Zingaretti da noi, e per tutti il Poirot di David Suchet, così particolarissimo e tuttavia così “aderente” – a che, è da vedere.
Cos’è l’aderenza? Per spiegarla si prenda 007, per anni succube di Sean Connery. Ma da qualche anno, dopo vari tentativi falliti, “liberato” da Daniel Craig. Senza meriti speciali, bisogna dire: è la regia di San Mendes che sa fare il miracolo. Specialmente difficile peraltro per James Bond perché il retroterra scritturale è povero: i romanzi di Ian Fleming semplicemente non si possono leggere. Un caso, questo della regia subliminale e non importuna, specialmente forte nel “Montalbano” in tv, a opera di Alberto Sironi. Di cui non si parla ma è quello che ha forgiato la “Sicilia di lusso” dei film, anche dove è povera, praticamente senza punti di contatto con i romanzi di Camilleri. Senza nessuna parentela tra Craig e Connery, non fisica né di appeal – l’uno è caldo l’altro è freddo - ma la spavalderia incosciente sì.

Marsonet si chiede come mai il suo Sherlock Holmes – e quello dei veri sherlockholmesiani, opina -  sia Basil Rathbone. E ne inferisce una saggia norma: “Credo non vi siano metodi “scientifici” in grado di stabilire chi ha ragione e chi torto. Per quanto filosofi come Quine e soprattutto Davidson insistano sulla dimensione intersoggettiva della comunicazione, la mente di ciascun individuo resta in certa misura impermeabile alle influenze esterne. Nella mia, nessuno riuscirà mai a introdurre l’idea che Sherlock Holmes possa avere un aspetto fisico diverso”. In realtà non è l’aspetto fisico a decidere, ma il modo di porgersi. Zingaretti non è siciliano, ma il suo Montalbano non saprebbe essere altro - non c’è altro siciliano per chi legge, che necessariamente dev’essere siciliano.

D’altra sostanza il secondo problema che Marsonet pone, il potere evocativo reale dei miti (storie): sento Pegaso e vedo un cavallo alato, si dice - come: sento Sherlock Holmes e vedo Rathbone.  Né l’uno né l’altro trovano posto nel mondo “reale”, ma abbiamo il diritto di negarne l’esistenza? “Cos’è, allora, il mondo “reale”? Solo la serie di oggetti fisici che sperimentiamo nella vita quotidiana, oppure anche i cosiddetti caratteri fittizi che popolano film e romanzi? La mia opinione – contestabile finché si vuole – è che Sir Basil Rathbone (deceduto nel 1967) sia stato parte in passato del mondo. Ma ne fa parte, sia pure a titolo diverso, anche lo Sherlock Holmes che ha il suo volto”, rendendolo per ciò immortale.
letterautore@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento