Il lavoro dei giovani con l’Italia, la banca con Cameron, la Robin
Hood tax con Hollande – dopo Tremonti. Tanti accordi o intese bilaterali hanno sostituito,
su impulso di Angela Merkel, l’unanimismo sui cui si basava storicamente l’Europa
unita. Lo stesso fiscal compact, che esula dai trattati Ue e Euro, Merkel ha
imposto bilateralmente, seppure tra 24 stati su 27. E intende procedere
bilateralmente, con chi ci sta, allo scambio automatico delle informazioni
bancarie.
È un esito del raddoppio della Ue, ora verso una trentina di
membri, che rende difficile l’unanimità. E del bisogno di agire che la crisi
impone. Ma anche del metodo cosiddetto “federativo”, in realtà asimmetrico, di
Angela Merkel di esercitare l’egemonia: ogni problema si definisce in rapporto
all’interesse della Germania.
Le intese bilaterali non erano escluse in passato. Ma si
limitavano alle aree su cui la Ue non aveva competenza, per interdizione di questo
o quel paese: la difesa, he la Francia no ha voluto integrata, e la politica
estera, su preclusione britannica. Il metodo Merkel esprime e consolida la
polarizzazione Ue sulla Germania.
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