Pesa l’indifferenza
– la promiscuità sessuale, un colpo e via, che male c’è. Ma più pesa la
singletudine, o “erosione dell’Altro”, la “narcisisizzazione”, lento veleno.
Semplice: “L’Eros riguarda l’Altro”.
Perciò, nell’Inferno dell’Uguale, a
cui la società contemporanea assomiglia sempre più, non c’è alcuna esperienza
erotica”. Alcuna è eccessivo, però: “Viviamo, oggi, in una società che diventa serpe
più narcisistica. La libido è investita, in via primaria, nella propria
soggettività”.
Più ancora
pesa la “civiltà dei consumi” – chi l’avrebbe detto, cinquant’anni dopo il ’68 (che,
come si sa, cominciò nel ’63). Domina il principio di prestazione, “teso
soprattutto verso il risultato”. L’alterità, altro-da-sé, negativa, irriducibile,
è ridotta a differenza – l’atopico è trasformato
in eterotopico: “Oggi la negatività
sparisce ovunque. Tutto viene livellato come oggetto di consumo”. Siamo solo alla
terza pagina, e tutto il resto è citabile, Han procede lento come un rullo compressore,
incontestabile. Filosofo all’università berlinese delle Arti (Han, cioè “Cinese”,
ingegnere coreano cattolico, si è germanizzato con la filosofia, addottorandosi
trent’anni fa con la tesi “Heideggers Herz”, il cuore di Heidegger), ci
intrattiene per dieci pagine sulla “Melancholia” di Lars von Trier, il film, ma
è veniale: il peccato lo sconta subito
dopo con le “Cinquanta sfumature di grigio”, il ragionamento fila sempre. Con Lévinas e
Marsilio Ficino, contro Agamben e Eva Illouz (“Consuming the Romantic Utopia:
Love and the Cultural Contradictions of Capitalism”, 1997). “L’«etica
del Sé» di Foucault” è buona per opporsi al potere esterno, repressivo, “ma è
circa d fronte alal violenza della libertà sottesa all’autosfruttamento”. La “violenza
della libertà”. In forza della cancellazione dell’Altro: “Il capitalismo è soltanto colpevolizzante – un rimando
indiretto al - e una conferma del – seminale “Il debito del vivente” di Elettra Stimilli qualche
anno fa.
Il titolo è
sull’eros, il contenuto è il narcisismo. Che annulla e umilia: “L’odierno
soggetto di prestazione ricorda il servo hegeliano”. Ne è prova la
depressione. Il disagio, se non è morbo, dell’epoca: “La depressione è una
patologia narcisistica. Vi conduce l’esagerata autoreferenzialità, che è
deviata in modo patologico”. Con effetto boomerang: “Il soggetto
narcisistico-depressivo è esaurito e logorato da se stesso”. Han non lo dice,
ma è dell’Europa che parla, che si mangia la coda. “La società della
prestazione è interamente dominata dal verbo modale potere, in contrapposizione alla società disciplinare che esprime
divieti e si serve del dovere”. Ma a
nessun effetto, non accrescitivo, espansivo. È una società che si morde la
coda: lo sfruttatore è lo sfruttato. Il soggetto è al tempo stesso vittima e
carnefice”.
Byung-Chul
Han, Eros in agonia, nottetempo, pp.
97 € 7
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