È
un aggiramento, di Bazoli più che del velleitario Della Valle, in vista di un
armistizio. Oppure è l’inizio di una rivincita di Torino su Milano, dopo la
resa senza presidi dell’Avvocato Agnelli con Romiti. Se così fosse, sarebbe una
buona notizia per l’Italia: Torino, che ha già ripreso con la Chrysler il suo
tradizionale ruolo d’innovazione e crescita (finanza, organizzazione
produttiva, globalizzazione), rispetto alla tardigrada, affaristica, cinica
Milano, è un’apertura di speranza per l’Italia.
Perimetrare
Bazoli non è però un partita che si possa concludere qui. Nessuno c’è riuscito
in questi venticinque anni, a partire da Cuccia. E si può essere certi che il
banchiere reagirà. Ha un pelo sullo stomaco alto fino al cielo, e quindi si
possono anche prefigurare sfracelli. Nella sfida con Torino è riuscito far
condurre al “Corriere della sera”, con Mucchetti e senza, e malgrado la
direzione del non antipatizzante de Bortoli, una insidiosissima campagna contro
Exor e la Fiat.
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