Di
Alemanno non c’è nulla da aggiungere. Di Marino, che domani sarà sindaco di
Roma, fa sempre senso l’aria assente, al punto di non sapere che Roma ha due
squadre di calcio, nemiche. Ma è sempre quello che, chirurgo d’avanguardia dei
trapianti di fegato, ha abbandonato quindici anni di carriera per candidarsi a
ogni elezione possibile. Non è mai troppo tardi?
Dopo De
Magistris anche il suo capo di gabinetto rientra nell’ordine: il moralista
immorale. Il colonnello dei carabinieri Auricchio è accusato di appalti di
favore per le regate dell’America’s Cup. Famoso per le inchieste fasulle
costruite con De Magistris a Catanzaro, e poi per gli ascolti selezionati su
Calciopoli. La Juventus sì, l’Inter no, e Collina non ne parliamo, che ogni
settimana andava a pranzo con l’uomo del Milan, e dallo sponsor del Milan,
Opel, s’era fatto dare una ricchissima consulenza.
L’indagine
sugli appalti napoletani per l’America’s Cup è condotta da Francesco Greco, uno
dei pochi giudici che si sa muovere nei reati economici. Gli indagati sono
importanti. Le cifre sono imponenti, 10 milioni. Ma non fanno notizia. “Repubblica”
ci fa tre servizi, ma solo il giorno degli avvisi. Il “Corriere della sera”
uno, striminzito, e niente più. Non che manchi lo spazio: una pagina è per le
fidanzate di Berlusconi, non nuove.
“Nel linguaggio cifrato che Berlinguer usava
per inviare messaggi al Vaticano”, scrive Lucrezia Dell’Arti su “Sette”, “il segretario era «il rettore
dell’università», Paolo VI il «prete bianco», e mons. Giovanni Benelli, omonimo
di una marca di moto, il «motociclista»”.
Il
titolo è: “Ciao Enrico, profeta della questione morale”. Profeta di che morale?
Sempre
Lucrezia Dell’Arti su Berlinguer profeta: “Quando Bettino Craxi, accompagnato
da Gianni De Michelis, andò a trovare Berlinguer in coma a Padova…. la moglie e
i figli si rifiutarono di incontrarlo”.
“Sette”
dà Gianni Clerici, del tennis, professore di Ironia e Classe all’università di
Pavia. Senza ironia. Con classe?
Gli
intercettatori italiani si scandalizzano delle intercettazioni Usa. Autorizzate
da Obama, che sarebbe il loro idolo. Un caso di split personality? No, d’ignoranza: il grande orecchio è uno. Se
cessa in America cesserà anche in Italia.
“Ho trattato
Marquinhos e Lamela con Unicredit”, dice De Laurentiis, il patron del Napoli:
“Ho offerto 40 milioni. Ma loro volevano darmi Osvaldo”.
Unicredit,
la banca. Queste banche spolpano tutto, ora anche il calcio dopo il “Corriere
della sera”.
“A proposito
di cause”, chiede “La Nazione” a Di Pietro, “perché non ha querelato «Report»
come aveva promesso?” “La causa penale non serve a niente. Io faccio solo cause
civili. Quella contro «Report» la stiamo preparando, e mi interessa molto per
ché la Rai si soldi li ha”.
Valori
del portafoglio – la questione morale all’italiana.
Con
caratteristica disinvoltura Gustavo Zagrebelsky scomunica il
semipresidenzialismo: “Semipresidenziale è pure la Russia di Putin”. Senza dire
che l’Italia non è la Russia.
Però Zagrebelsky
non ha torto: da vecchio professore e giudice costituzionale democristiano,
della Dc più integralista, è diventato un’icona della sinistra. Dove è stato
infiltrato dal “partito della crisi”, per “difendere la costituzione”, cioè per
impedire all’Italia di sopravvivere. La Russia l’avrebbe tollerato?
“Nuova
pista o tutti a casa”, intima il presidente della Regione Toscana Rossi, Pd, al
sindaco di Firenze Renzi, Pd. Non una pista politica, ma quella dell’aeroporto
di Peretola. È un ultimatum di quattro anni ormai, da quando Rossi s’è
insediato, con Renzi. Una riedizione dei duellanti? All’insegna della novità. E
della buona amministrazione.
Corrado
Clini, manager cattolico della sanità e direttore generale del ministero
del’Ambiente, di cui è stato ministro, dice che i giudici di Taranto hanno
colpevolmente ritardato di sei mesi l’avvio del risanamento del siderurgico.
Come non detto, i giudici sono intoccabili.
Matteo
Renzi dà gli incarichi a piacimento – a chiamata diretta. È la prassi politica
peggiore, il fulcro del sottogoverno. Ma lo sappiamo per caso, perché una sua
nominata s’è fatta beccare a copiare il tema nel finto concorso d’assunzione. E
senza scandalo. Questa politica è nuova per essere vecchia?
La
Fondazione Lorenzo Guarnieri paga una pagine del “Corriere della sera-Firenze”
per protestare contro la condanna mite a un ubriaco drogato che tre anni fa in
macchina uccise il giovane ventenne cui la Fondazione è intitolata - per la
prevenzione degli incidenti. Sia il giudice che la Procura ritengono
l’alcolismo e la droga attenuanti e non aggravanti.
La Pubblico
Ministero di Napoli De Luca si aggrappava all’astrologo, quand’era in servizio a Potenza dieci anni fa. La capitale
lucana dev’essere pestifera , anche l’altro Pubblico Ministero napoletano,
Woodcock, smaniava, lui con processi inventati. Su Potenza poi vigilava un
altro napoletano eminente, De Magistris, in esilio a Catanzaro. Che intercettò
tutta la Lucania. Eccetto la Pm De Luca.
Si
pubblica la sentenza che condanna Berlusconi per la pubblicazione della
telefonata di Fassino su Unipol-Bnl, e
non c’è dubbio. Berlusconi è condannato, anche se non è parte del “Giornale”,
per la pubblicazione di un segreto investigativo. È la prima condanna del
genere in Italia, e dunque merito va dato al giudice Magi, e alla sua vice
Guadagnino, che su Berlusconi non transigono, almeno su di lui.
Almeno
una cosa vera Luigi Bisignani la dice a Madron nel libro intervista che hanno
pubblicato: il napoletanismo accentuato del giudice Woodcock. La giustizia pazzariello.
“Clientele,
tangenti e burocrazia. Sono questi i problemi da porci”, titola il “Venerdì”.
Da porci nel truogolo?
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