Venticinque e vent’anni fa l’anomalia Grillo era il miracolo
Bossi. Tutto lombardo o quasi. Alle regionali del 1990 la Lega di Bossi fu la
vincitrice, sfiorando il 20 per cento in Lombardia. Alle politiche del 1992,
che dovevano scatenare Milano con Mani Pulite, la Lombardia votò Bossi al 25,1
per cento.
A livello nazionale la Lega passò dallo 0,5 per cento del 1987,
praticamente il voto lombardo a Bossi, all’8,7 per cento. Al successo di Bossi
concorsero le altre regioni ultrappenniniche, ma in misura minore: Piemonte
19,4 per cento, Veneto 18,9, Liguria 15,5.
Il successo a Milano fu duraturo. Alle politiche di due anni dopo la
Lega subì la concorrenza dell’alleato Berlusconi e scese all’8,4. Ma alle politiche del 1996
arrivò al 10,1 per cento del voto nazionale, terzo più grande partito, dopo
Forza Italia e il Pds, sebbene solo lombardo con uno spruzzo veneto. E fece l’unanimità
della Milano vera e propria, a partire dal suo cuore finanziario, politico,
culturale e d’opinione, Milano 1.
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