domenica 14 luglio 2013

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (176)

Giuseppe Leuzzi

La ricchezza si crea, il Sud è un paradosso
La ricchezza è immateriale, nasce dall’immaginazione. La ricchezza moderna, che si moltiplica e diffonde democratica. Diversa da quella statica dell’antichità, che si conquistava e difendeva per l’ordine. La mortalità infantile più alta era nel 1938 in Lombardia, con la punta di Bergamo, 185 decessi nel primo anno su ogni mille nati, contro la media nazionale di 106. Nel Cadore, ancora cinquant’anni fa, la donna lavorava per due, dalle cinque del mattino, il contadino “proprietario” esibiva il concime naturale alla soglia e le bestie nella stalla sottocasa, dove si mangiavano polenta e pani rigonfi, con uno spizzico di salsa, alla luce del lume a petrolio.
Il Sud è un paradosso essendo l’unico caso che contraddice questa verità (costanza) della storia. Questa come l’altra, che vuole la miseria l’arma – il grilletto – della lotta di classe. Il primo rivoluzionario è il reverendo Joseph Townsend, che si diceva Amante del Bene dell’Umanità, quando spiega che la miseria è il presupposto della prosperità. Gli amanti della vita comoda gli si affannarono contro, Mandeville, Marx, Sombart, ma il reverendo aveva ragione: la miseria produce prosperità. Forse il Sud non è in miseria, non abbastanza.
C’è da dire che la povertà fu virtuosa per i romani repubblicani e per i cristiani fino al Medio Evo, arricchirsi una pena. Ma le api di Mandeville sono di Virgilio, e sono industri e virtuose. È Aristofane che inventa, ne “Gli uccelli”, Nubicuculia, l’anticittà dei vizi mutati in virtù, per ridere cioè.

Perché i figli sono apatici
Perché tanti giovani inetti, indolenti, inerti, che non vanno oltre gli studi, se mai li completano, e poi aspettano il “posto”, senza sapere neanche quale? E quando, dopo code interminabili, ripetute attese, asfissianti, presso questo o quel parente o potentato, lo ottengono, sempre lo ritengono inadeguato. E comunque, non sapendo che fare, normalmente non fanno nulla – “esercitano il potere”, il posto è pubblico in genere, e nel posto pubblico non si fa, si esercita il potere. Il genere “avvocato” che ha forse una laurea in legge, o è ingegnere perché per alcuni anni ha pagato le tasse, senza mai azzardare Analisi Matematica 1. Che il posto lo hanno avuto a lungo per legge: insegnavano – ma ancora sono in carica – le lingue alle medie, o materie tecniche.
Si dice il bisogno. Ma il bisogno di solito aguzza l’ingegno, non soltanto in Toscana. Al Sud invece il bisogno lo intorpidisce, se gli fa figli sempre più torpidi, anche fisicamente, sovrappeso. O sono le madri? Mediterranee: protettive, afflittive (castratrici). Questo è più vero: è la famiglia che induce l’apatia, l’attesa superba e rassegnata. Non finendo mai di nutrire ambizioni per il proprio figliolo, ora anche per la figliola, senza applicazione e per nessun’altra ragione che il legame affettivo, il “mio-meglio-di-me”.
Non è invece una condizione borghese. Di famiglie o ceti professionali, imprenditoriali, artigianali – grande competenze quest’ultima specialità richiede, seppure manuali. Ciò può sembrare strano Ma se è borghese, è parassitario – una contraddizione in termini: al Sud soprattutto, dove il borghese dev’essere iperattivo, dovendo superare molti handicap, incluso quello del meridiano di nascita. L’indolenza è sì “ascendente”, di chi vuole migliorare la propria posizione, ma non vi si applica: vuole ascendere per diritto, in virtù del “titolo”, dei “titoli”, che accampa – le innumerevoli “specializzazioni” che vari furbastri, più spesso di sacrestia, vendono (hanno sempre venduto, anche prima del business dei master), senza mai insegnare nulla. Ed è anche “discendente”, di chi ha casa, automobile, moglie, e non si occupa di fare. Come l’erede inutile delle vecchie storie che passava la vita lamentando: “La rendita non basta più, bisogna intaccare il capitale”. Storia che il Sud privilegia, è vero - è al Sud che per un paio di generazioni, fino agli anni 1950, si lasciava crescere l’unghia del mignolo per mostrare che mai si erano praticati lavori manuali. Ma qui non si tratta di eccentricità, questo è un modo d’essere e unaa pandemia: il giovane meridionale è abulico. Rancoroso ma indolente,
Poor rates
Il fatto è meno bizzarro se si studia col meccanismo psicologico evidenziato nell’Ottocento a Londra dagli studi sulla povertà, nel dibattito sulla riforma delle Leggi della povertà. Fino al 1830, quando i “borghi putridi” (rotten boroughs, quartieri poveri) furono riformati, quando fu riformata cioè l’assistenza pubblica, lo Stato erogava annualmente somme ingenti, le poor rates, per sfamare i poveri, in aggiunta ai sussidi dei Comuni e delle parrocchie. E questo, si ipotizzò, moltiplicava l’accattonaggio. In Scozia, che pure era estremamente povera, molto più dell’Inghilterra, ma non beneficiava delle poor rates, l’accattonaggio era inesistente. Lo stesso si può ipotizzare al Sud. Le poor rates con le quali lo Stato si presenta al Sud – il sottogoverno – allargano e non alleviano la disoccupazione, accrescendo l’apatia e l’inerzia. Il lavoro non si costruisce né si prepara. In attesa del posto. Dopo uno o due decenni accontentandosi di un assegno, per quanto piccolo, d’invalidità, o dell’indennità di disoccupazione tramite fittizi avviamenti al lavoro stagionale. Non esiste una rilevazione statistica a supporto, ma nelle tre o quattro realtà conosciute i lavori socialmente utili sono preda di diplomati e laureati.

L'odio-di-sé
“Gli americani a Roma” è un racconto di Parise del1956. Giovanotti italo-americani in avanscoperta alla Liberazione anche nel Veneto. Anche loro per fare amicizia e sapere di chi fidarsi. Usano dialetti o hanno cadenze più spesso meridionali, ma i veneti non se ne adombrano. I liberatori italo-americani non erano dunque una specialità della Sicilia. Che invece se ne fa romanzo e storia, da ultimo ora con Camilleri, dicendosi liberata dalla mafia. Eisenhower? Alexander? Lucky Luciano.
La storia gli scrittori siciliani fanno sempre cattiva, non è meraviglia che i loro emigrati, o i figli degli emigrati, degradino a mafioso. È un automatismo. Ma quanto ci pesa questa “Sicilia”, a noi meridionali che ci vorremmo liberare.

Quando piove a monte, e i pomeriggi d’estate piove spesso, il Brugiano, il Carriona, il Frigido e il Cinquale riversano sulle spiagge dell’alta Versilia liquami d’ogni specie, che ristagnano sul bagnasciuga per un giorno o due. Questi torrenti hanno corso breve, le Apuane sono molto inquinate, dalle lavorazioni dei marmi e della carta, da coloranti e solventi, dalle sottoproduzioni chimiche che si erano sviluppate attorno alla dismessa Farmoplant. Bene, nessuno se ne lamenta.
Più a valle, il Versilia, di cui si onora Forte dei Marmi, sversa di tutto. Per fare onore al nome, la città si è dotata di ruspe e bulldozer, oltre che di draghe che raccolgono anche in mare, e cancella all’istante il corpo del reato. Ma non ce ne sarebbe bisogno.
Si contano ogni giorno d’estate forse centomila famiglie ai bagni di mare nei trenta chilometri della Versilia fino a Viareggio. Mezzo milione di persone, con figli e nonni. Che pagano tremila euro al mese in media per l’affitto e ottocento per l’ombrellone. Ma nessuno si lamenta, aspettano che torni il pulito, i bambini hanno altro in spiaggia con cui passare il tempo, l’aria dopotutto non è infetta. Sarà per questo che le spiagge della Versilia hanno tutte bandiere blu e verdi dalle varie Golette e Italie Nostre.
Lo stesso accada in una spiaggia in Calabria, dove i torrenti non mancano. I giornali non parlano d’altro, giudici impongono divieti di balneazione, molta eloquenza trasborda dal foro agli ombrelloni. Si fanno perfino cause risarcitorie. Per proteggersi meglio? No, qui i turisti non sono forestieri, sono locali. Non portano quattromila euro a famiglia, e neanche mille. E sono molto spesso, saranno, sono stati, amministratori, quelli che inquinano.

leuzzi@antiit.eu

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