Anche
per la disoccupazione giovanile il modello è tedesco: il tirocinio pratico, o
apprendistato, affiancato alla scuola: “Siamo ora nella posizione di poter
offrire un posto in un programma duale di formazione”, studio-lavoro, “a ogni
giovane che lo vuole”. Alla vigilia della sua
conferenza a Berlino sull’occupazione dei giovani, Angela Merkel ha dettato ieri il suo programma ai maggiori giornali
europei riuniti: “Noi in Germania abbiamo imparato molto riducendo con successo
la disoccupazione per mezzo di riforme strutturali dopo la riunificazione e
possiamo ora portare questa esperienza a modello”.
Il
sistema tedesco del’occupazione è difficilmente modellizzabile. È avvenuto in
Germania dopo un decennio di fortissima disoccupazione, seguita alla
riunificazione. I sindacati hanno ceduto su tutti i fronti: paghe orarie
ridotte, per orari di lavoro ridotti, e un forte declassamento delle professionalità,
dalla laurea in giù. La percentuale dei low
wage earners, dei lavoratori a retribuzione più bassa della mediana, è in
Germania la più alta fra i grandi paesi europei: il 22,2 per cento, contro il
12,1 in Italia e il 6,1 in Francia. Una percentuale che sale al 38 per cento
per i contratti e tempo e per i ventenni. E supera il 50 per cento per i
lavoratori con titolo di studio. È sempre alta, ma ridotta al 18 per cento, per
il lavoratori di cui dice Angela Merkel, del sistema duale scuola-lavoro, delle
scuole professionali e dell’apprendistato. Nel sistema scolastico tradizionale, non da ora, in Germania dopo l’obbligo, ai quattordici anni, la scelta si fa definitiva tra una scuola tecnico-professionale e il corso di studi liceale che aprirà l’università.
“Non
dovremmo solo tentare di rendere i nostri giovani più accademici”, può però
dire Angela Merkel. Che tesse l’elogio dell’apprendistato e dell’artigianato:
“La Germania sta beneficiando degli effetti positivi del lavoro specializzato e
dell’artigianato, che godono di eccellente reputazione”. Non è vero, l’opinione
tedesca non è qui con la cancelliera, ma è vero il fatto, il lavoro manuale si
amplia invece di ridursi.
Con
l’apprendistato, la Germania fa l’agenda, Angela Merkel la detta e la muove. Spiegandola
in anticipo, per affermare la sua premiership,
in interviste di cui controlla le virgole – nonché le traduzioni in ogni altra
lingua. Può farlo. Più che la ricetta, s’impone il metodo e la capacità di
governo. In Italia l’apprendistato, abolito quarant’anni fa con lo Statuto dei
lavoratori, è rimasto osteggiato, la formazione professionale nei lavori
manuali, come un abuso sui minori.
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