L’unico
vizio che Cacciari non ha è rubare – è lui il politico della domenica. Prende
anche i mezzi pubblici, ma per “esibire le sue belle” - dovrebbe “esibirle” brutte? E questo è il meno, non c’è turpitudine di cui non si è macchiato. Non sa neppure scrivere in italiano. E sarà pure
vero, ma perché tante contumelie? Cosa ci siamo persi che non si dice?
Il
libriccino non si vuole presuntuoso, ma pone questo interrogativo. A Marcello
Baraghini, che Stampa Alternativa anima, Cacciari stava antipatico già
vent’anni fa, “Il giovane Cacciari”. Anche a Liucci ora evidentemente, biografo
di Montanelli. Liucci, collaboratore di “Belfagor”, ce l’ha però pure con la morta
rivista: s’è illustrata, dice, con i versi di “Nicola Vendola, detto Nichi”. E
col “Fatto Quotidiano” – al quale collabora. I suoi buoni sono Giavazzi, altrimenti famoso per
le “giavazzate”, con le quali ha affossato l’università e mezza economia
pubblica, l’ateista Odifreddi, e (mezzo) “Fatto”. E Sergio Luzzatto. Qui la
cosa si chiarisce, ma in altro senso.
Domenica
“Il Sole 24 Ore” e Sergio Luzzatto, eleggendo Liucci a “storico veneziano”,
hanno fatto a fette il filosofo – che
però lunedì era ancora vivo, e confidava alla “Nazione” di aver “visto lo
Spirito Santo” nel papa Francesco. “Spalmati su mezzo secolo di vita pubblica,
il narcisismo e la supponenza, il giravoltismo e la vanità, il presenzialismo e
la logorrea di Cacciari hanno prodotto una messe di fonti storiche così
abbondanti da rendere fin troppo facile il compito” di crocifiggerlo: questa è
prosa di Luzzatto. E dunque abbiamo un polemista tourné storico, e uno storico che ambisce a fare il polemista. Ma
le “fonti storiche” - di “mezzo secolo”, quanti anni avrà Cacciari? Il bersaglio sembra ridere più dei tiratori, per quanto scelti.
Raffaele
Liucci, Il politico della domenica,
Stampa Alternativa, pp. 47 € 1
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