Sono i rifiuti urbani il segno (il simbolo?) della modernità, la “monnezza”. In Italia e non solo, in tutte le capitali del mondo. Ai margini di una condizione urbana oberata dagli intasamenti, le esalazioni, i vapori putridi, senza respiro a volte, e sempre senza tempo. Il solito marziano di questo avrebbe da riferire: con o senza il riscaldamento della terra o il buco nell’ozono, la quotidianità sulla Terra è respirare a fatica, digerire veleni, smaltire calorie, e sopravvivere al frastuono.
Non è una novità. E non lo è abbastanza. “Stiamo divorando il pianeta?”, si chiede Borriello. Lo chiede a una serie di esperti, gli economisti Rifkin, Bianchi e Paganetto, l’ambientalista Pratesi, vari manager e giornalisti specializzati. Facendo anche il punto sullo stato di (non) attuazione degli impegni internazionali alla preservazione. La risposta è ovvia. Condensabile nella semplice estrapolazione dell’andamento demografico: nel 2050 saremo nove miliardi, e consumeremo il 40 per cento della fotosintesi, sa scapito delle altre specie.
Edoardo Borriello, Il pianeta divorato, Tower Books, pp. 118 € 10
sabato 6 luglio 2013
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