Autofinzione - È tribunalizia. L’autore la pratica nel senso che è in guerra con qualcuno-qualcosa, e se ne approfitta per regolare i conti senza contrasto o contraddittorio.
È una narrativa per questo cumulativa - ripetitiva, ossessiva - e
senza chiaroscuri. Quasi un’oratoria.
Anche il punto di vista è quello dell’oratore sul palco che
incontestato – più eloquente naturalmente – soliloqueggia. Arringando un
pubblico preventivamente favorevole, per un qualche motivo, contro i suoi nemici-fantasmi. Alla tribuna
politica, di giustizia, letteraria, ora che usano le letture in pubblico e i
festival.
Nicholas Blake – È lo
pseudonimo, per una serie fortunata di romanzi gialli che tuttora si
ristampano, del poeta laureato inglese – il poeta della regina - Cecil
Day-Lewis. Di cui non si ricorda altro. O no: è padre dell’attore Daniel Day-Lewis.
Caratterista – Una chiave del
successo di Montalbano è l’uso dei caratteristi. Di cui nel cinema nazionale si
è perduta la funzione: attori-maschere di un solo personaggio, o meglio
interamente calati nel personaggio, quasi senza nome, comunque senza glamour.
La commedia all’italiana deve loro molto, Fellini ne faceva largo uso.
Zingaretti è felice, anche contro la verosimiglianza del momento, quando ha di
fronte il caratterista, che più spesso nei gialli di Camilleri è donna: involontariamente
sorride, fa finalmente teatro e non reality.
Kafka – Comico? È la tesi di Kundera. Del resto l’aneddotica vuole che la
lettura del “Processo” agli amici Kafka la facesse ridendo, e facendo ridere
gli amici. Kafka
satirico è una lettura congrua. Più rispondente comunque di quella messianica
di Max Bord, da ebraista neofita.
Lettura – In “Quattro
chiacchiere sul romanzo”, che poi sono un saggio, “A gossip on romance”, con
cui intervenne nel 1880 nel dibattito sul romanzo tra Henry James e Walter
Besant, Stevenson ha un attacco fulminante sul senso della letture: “Se
qualcosa si può chiamare col nome di lettura, dev’essere un’operazione assorbente
e voluttuosa; dovremmo godere su un libro, esserne innocentemente rapiti fuori
da noi stessi, ed emergere dallo scrutinio con lo spirito pieno della più affollata,
caleidoscopica danza di immagini, incapaci di dormire o di un pensiero
concluso. Le parole, se il libro è eloquente, dovrebbero scorrere da allora
nelle nostre orecchie con il fragore dei flutti, e la storia, se è una storia,
rifrangersi in un migliaio d’immagini colorate all’occhio”.
Manzoni – Manca nella sua
anamnesi la sicura derivazione delle turbe psicologiche costanti dal peccato.
Dal senso del peccato, poiché lui non ne commise e sempre fu virtuoso. E dal
peccato allora e per lui, milanese più di ogni altro, sempre e soltanto
sessuale – il romanzo è centrato sul sesso.
Le sue turbe nervose vengono ricondotte e risolte nell’agorafobia.
A motivo della loro prima manifestazione, a piazza della Concorde a Parigi il 2
aprile 1810 nelle feste per la nozze di Napoleone in casa d’Austria. Sottacendo
il fondo irrisolto della sua sessualità, padre di tanti figli poco amati,
marito di donne che lo veneravano per il genio, figlio di una “dissoluta”, per
i costumi dell’epoca e la fama, e tanto più a Parigi, teatro delle prime turbe,
e di un padre incerto.
Lui stesso, per quanto immaginabilmente (comprensibilmente)
rimuovesse, aveva dei dubbi: “Vedo molto bene che l’immaginazione ha un grosso
ruolo nei miei timori, ma questo nemico
non basta conoscerlo per averlo vinto”.
Romanticismo – Più spesso è
sentimentalismo. La differenza non si fa per derivazione del sassone. Che si
vuole “più” preciso ma in questo caso non lo è.
Scrittura
– È
quella delle scuola di scritture. Senza profumo, senza fumo. Ordinata e grigia,
come il vestito da ufficio. Da due generazioni ormai. La tecnica lo è. La
lingua. Perfino le tematiche, il genere grand hotel internazionale – non più
sull’abisso. Le scuole promuovono molti scrittori. Ma si editano solo autori
delle scuole di scrittura.
Si lamenta in Italia l’assenza dell’agente
letterario, ma la scuola di scrittura, benché costosa e esclusiva, ne è efficiente
surrogato: si editano un gran numero di opere prime, e anche seconde.
La scuola di scrittura opera anche da comunità
di lettura. Con estensione alla categoria (le scuole di scrittura tutte
insieme), e in funzione di supporto (presentazioni, recensioni).
Sherlock
Holmes - “Romanzesco,
interessante conandoliano” si voleva C.E.Gadda, proprio lui (intr. a “Novella
Seconda”): “Non nel senso istrionico, ma con fare intimo e logico”.
Storia – “Non abbiamo un solo libro
sull’azione del Kgb in Italia”, lamenta Piero Craveri sul “Sole 24 Ore” l’altra
domenica, “mentre per altri paesi europei e della Nato interi scaffali”. Per
l’Italia dove il Kgb fu il più attivo, con Secchia e i suoi epigoni, specie a
Praga, con Moretti e le sue Br, e con vagonate di pellami, oro, dollari e
skorpion. Le fonti non difettano. C’è un censore? Occulto?
Tantissime storie si ordiscono di complotti, ma
nessuna del Kgb.
leterautore@antiit.eu
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