mercoledì 31 luglio 2013

Letture - 145

letterautore

Croce – Ha in uno dei saggi “la mula del Berni”, che sollevava i sassi per inciamparvi dentro.  Marcello Vannucci, analizzando l’avversione dello stesso Croce per Vittorio Imbriani, benché a suo modo anche questi un burlesco, ha: “Don Benedetto pare uno «che fabbrichi prima le palle e poi se le tiri addosso»”, come potrebbe dire uno dei personaggi delle “novellaje” popolari dello stesso Imbriani. 

Inglese -  L’antico inglese si vuole sassone. Per dire tedesco. Ma era celta, e poi romano – e poi francese. Le persistenze latine, limitate generalmente alle parole in -.imo e –one, sono invece prevalenti, nel lessico giuridico e politico, e in quello letterario. Bat- per esempio, fino a butterfly e batman.

Italiano – Cresce in piazze d’architetto, tra ninfe e tritoni in fontane d’artista. Un americano non s’aggira per piazze ornate di palazzi, cattedrali e fontane con le naiadi, e dentro i palazzi e le cattedrali intarsi, stucchi, statue, dipinti e pavimenti marmorei, multicolori. L’italiano vive nel bello, anche se lo ignora, col culto spontaneo della prospettiva, nelle piazze, i palazzi, l’urbanistica, anche del villaggio più piccolo o povero. Della geometria del mondo.
Questa è una visione del mondo che sembra “naturale”, mentre non lo è. Lo è stata per il predominio che questa Italia ha esercito per alcuni secoli sulla cultura occidentale, e quindi mondiale, che ora è in apnea, o è esaurita. Del centro Italia, da Piero della Francesca a Alberti e Galileo, Realista e imaginifico, mondano e ultraterreno.

Leggerezza – Quella di Savinio, teorico dell’antiprofondismo, è ricercata, molto. Quella di Calvino, che la celebra, è l’esito di un lento, applicato, lavoro di bulino. La superficialità è sempre pesante, è noiosa.

Romanzo – “Se qualcosa si può chiamare col nome di lettura, il procedimento stesso dovrà essere attraente e piacevole; dovremo gongolare su un libro, essere rapiti del tutto fuori da noi stessi, e uscire dalla scorsa con la mente presa dalla più affollata, caleidoscopica danza di immagini, incapaci di sonno o di un pensiero consistente. Le parole, se il libro è eloquente, dovrebbero scorrere da allora in poi nelle nostre orecchie col suono dello scricchiolio, e la storia, se è una storia, ripetersi in migliaia d’immagini colorate all’occhio”. È l’esordio di “A gossip on romance”, il saggio con cui Stevenson s’intrometteva nel 1882 nel dibattito tra Henry James e Walter Besant sulla “natura” del romanzo, tra il realista e l’antirealista (sommariamente etichettato “romantico”). A favore del secondo, ma facendo testo a sé: “Il teatro è la poesie dei comportamenti, il romanzo la poesia delle circostanze”..
Il curatore del saggio su Literature Network vuole Stevenson un “romantico” di scuola: “Nell’eterno conflitto tra Romanticismo e Realismo, Stevenson fu anima e corpo col primo, e per fortuna visse abbastanza da vedere gli effetti pratici dei suoi precetti e della sua influenza. Quando cominciò a scrivere, il Realismo nella narrativa sembrava in controllo assoluto, quando morì il revival romantico prevaleva”.
Stevenson scrisse “A gossip on romance” a Davos, nell’inverno 1881-82, e lo pubblicò a novembre nel “Longman’s Magazine”. Cinque anni dopo, nel 1887, lo riprese in “Memorie e ritratti”, seguito da “Un’umile rimostranza”. L’idea originaria di Stevenson era di raccogliere in un volume a sé gli scritti sul romanzo, ma non ne produsse altri. Eco, citando la disputa nelle “Poetiche di Joyce”, dice di Stevenson che “la visione classicista si era scontrata con l’inquietudine di chi avvertiva la presenza di una nuova realtà”. In realtà la disputa presentava più connessioni che fronteggiamenti. Besant voleva il romanzo “netto, finito, autonomo, fluido”, mentre la vita diceva “mostruosa, infinita, illogica, improvvisata e spasmodica”. James gli obiettava per modo di dire:  “L’umanità è immensa… L’esperienza non è mai limitata e non è mai completa”, e tuttavia “essa è la vera atmosfera dello spirito…. Esso accoglie in sé le più deboli allusioni della vita, e converte i battiti d’aria in rivelazioni”.

Scrivere – È la scoperta dell’America. È scoprire. Vagare, con o senza bussola, ma tentando sempre la scoperta di un’America. Ricercata- casuale..


Lo scrittore è irrisolto, per definizione: è uno che scrive sempre, cioè cerca sempre. Si scrive per scoprire, vagheggiare, mettere a punto. Ma senza i punti che fanno un sistema.

letterautore@antiit.com 

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