Era uno spettacolo comico, quello che Alessandro Siani aveva messo su agli scavi di Pompei. Con una finalità benefica, devolvere il ricavato dei biglietti al pagamento degli arretrati non pagati ai dipendenti degli scavi stessi. Ma facendo ridere. Invece niente ricavato, e molte liti: i napoletani imbucati erano tanti che i paganti non vedevano e non sentivano nulla. Con finale malinconico: spettacolo sospeso, biglietti rimborsati ai paganti, ventimila euro personali di Siani ai dipendenti, in conto contributo per gli arretrati.
Siani è napoletano. Ma chi è Napoli? Non lui certamente, la città è i suoi imbucati. Contro di essi Siani non può nulla, giusto pagare di tasca propria, né c’è altro argine, di polizia o di folla. Imbucati in massa, non isolati, della stessa razza dei disoccupati organizzati in piazza Municipio ogni giorno ormai dagli anni del sindaco Valenzi, quasi quaranta. Delle folle che impediscono che Napoli tratti i suoi rifiuti, la regione Campania deve farsi carico di pagargliene lo smaltimento a caro prezzo in Germania. Piccola borghesia famelica, degli impieghi, della “repubblica”, del sottogoverno. Che si fa forte – questo è il nodo che Napoli non sa sciogliere – delle masse effettivamente bisognose, le quali invece faticano, non rubano, nemmeno i posti a teatro, e seppure poveramente sopravvivono con decoro. Il problema di Napoli è che la città è dominata da questi gruppi parassitari: non sa, o non vuole, liberarsene.
I commenti a Siani sembrano scandalizzati. Ma gli imbucati sono la norma a Napoli. A ogni concerto di cantante famoso. A ogni partita di cartello del Napoli. Memorabile, ma senza scandalo, la partita Italia-Argentina del Mondiale 1990: la tribuna stampa era già occupata quando fu aperta ai giornalisti. Da donne perlopiù, due e tre per ogni postazione, voluminose anche, schiamazzanti, accreditatesi di qualche stazione radio di paese o di tinello. Uno spettacolo lugubre, prima ancora che cominciassero a starnazzare gli argentini in campo. Tanto più che la “stampa” napoletana tifava in cuor suo per Maradona contro l’Italia.
Perché la prevaricazione paga a Napoli? In qualsiasi ambiente, nazione, società c’è il crimine, più o meno organizzato, e c’è la prepotenza. Ma solo a Napoli questi fenomeni non vengono isolati, non sono anomalie. La prepotenza vi è diventata anzi - vi è sempre stata? - regolare, scontata.
domenica 28 luglio 2013
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