Tanto protagonismo nasce dalla convinzione che ogni elezione sarà da lui stravinta. E tanto meglio se si vota subito. Ma non si vede perché, sommando tutti gli errori che inanella. Non un buon amministratore (Comunale, Maggio Musicale, Nazionale, San Lorenzo, ambulanti, la lista delle inadempienze è enorme), non è neanche un buon tattico. Litiga col vescovo, litiga con tutto il Pd, fa gli sgambetti a Letta, e ora s’imbarca in una serie d’incontri internazionali “segreti”. Ora, si può dire ai giornalisti che questi incontro sono segreti, ma agli elettori no, non la bevono. Ha cominciato peraltro da Angela Merkel – una devozione che è costata a Monti il tracollo da statista a barbiere (anche a Bersani non andò tanto bene).
L’attivismo di Renzi ne mostra i limiti: è il “ragazzotto” che sembra. Mentre potrebbe non avere i voti dello stesso Pd a Firenze e in Toscana, malgrado il patriottismo di partito e cittadino. La sua ascesa fu facilitata dalla Procura “finiana” di Firenze, che abbatté la giunta pidiessina di Domenici, Ma ora Fini non c’è più, Domenici è stato riabilitato, con tutti i suoi assessori, e riesce quasi più simpatico il presidente della Regione Rossi, che ha raccolto l’eredità di Domenici e gli contesta ogni giorno ogni virgola.
Una nota particolare meritano i giornali fiorentini, di sinistra (“Repubblica”, “Corriere della sera”) e di destra “La Nazione “): solo incenso. Renzi chiede per esempio, subito, le caserme dismesse al governo per darle alle giovani coppie. Paginoni. Il governo risponde che le caserme sono da una ventina d’anni di proprietà del Comune di Firenze. Silenzio. La città ha bisogno di un riscatto. Ma non per colpa (anche) di Renzi?
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