Amore - È femminilizzato. Eva Illouz, “Consuming the Romantic Utopia”, ne
faceva un campionario già quindici anni fa, sull’uso esteso di una semantica
rovesciata: tutti termini e modi femminili per vivere e descrivere l’amore, tesoro,
caro, carino, intimo, calmo, confortevole, dolce, o lieve. Un “arsenale”
romantico (ma più sentimentale) che porrebbe la relazione, e l’uomo nella
relazione, nella sfera sentimentale femminile.
Ma forse
l’amore ora è semplicemente domesticizzato. Nel’epoca in cui la famiglia (la
relazione stabile) viene invece dismessa, si può aggiungere: l’amore, quindi,
si femminilizza nel senso che si assottiglia, evapora. Ma in linea con l’ordine
ora dominante dell’economia domestica feminilizzata. Una volta lo era nel
silenzio patriarcale. Ora nel cinguettio femminile.
Autorità – Da distinguere dall’autocrazia – si può dirne
l’opposto. Dall’esercizio cioè del potere,
che inevitabilmente è duro, monocratico.
Condizione umana – È gratuita – fuori dalla
Germania, certo. La morte è certamente l’esito della nascita, ma la nascita
imponderabile e impagabile.
Corpo – Il Duemila ha fatto sparire l’uomo. Di cui si
era tentata la femminilizzazione, nella pubblicità, nella moda: luci soft,
colorazioni lievi, languori, onirismi, morbidezza, depilazione totale. Ora
viene ingrigito e coperto, dal pelo e dai tatuaggi. Mentre il corpo femminile
dominante si fa muscolare: nel balletto, al cinema, nella pubblicità la figura
diafana e morbida cede ai volumi, alla plasticità, del gesto, delle masse, e al
performativo (sportivo, acrobatico, scientifico). Nel gesto, nell’illuminazione,
nel taglio prospettico.
Dio – Per la Bibbia è un confusionario. Subito, al
Genesi” 11, 1-9: preoccupato e invidioso del linguaggio comune tra gli uomini.
Fu per questo che fece della città e della torre che dovevano celebrare l’unità
il luogo che sarà chiamato babel,
confusione.
Dio
invidioso è un problema. È un peccato capitale. Ma non si può far finta di
nulla.
Economia – Era del buon padre di famiglia, da Leon
Battista Alberti ai suoi referenti classici. Oggi di direbbe della buona madre.
Ineguaglianza - È la passione dell’epoca – c’è una “passione
dell’uguaglianza”, ce n’è una dell’ineguaglianza. Non dichiarata ma esibita:
nel commercio, nelle leggi,nell’opinione, e anche nella filosofia. Partendo
semplicemente dall’Altro, e il Diverso.
Internet – Ci fa tutti Bovary. Perduti tra il principio
di prestazione (produttività) e la rêverie
sentimentale. Il tutto squadernato
(contemporaneo, accessibile, appianato), nell’età che si vuole della
pubblicità, è una scena morbosa, di guardoni e guardati. In cui il voler essere
si scioglie nell’esistere, l’infinita possibilità del tutto, anche gli affetti
e gli affari, che allenta ogni tensione, e quindi ogni sviluppo. Semplicemente
occupa il tempo, che intanto è passato. “Un chiasso straordinario” lo dice
Butor. Ma non indifferente. Più che formare o informare, occupa e svuota –
lascia stanchi, cioè inerti. È come se Sherlock Holmes accumulasse dati e lì li
lasciasse.
Una
“scienza” non assiomatica, certo, ma nemmeno deduttiva – né ermeneutica,
narrativa, poetica. Rappresentativa di se stessa. Un’“arte” non costruttiva.
Logica – Si vuole illogica. Non c’è un sentiero
diretto nel pensiero, da a, economico. Il filo si svolge contorto e dispersivo.
Massimamente nelle questioni di logica, ghiommeri praticamente inestricabili.
Peccato - Torna col sesso la concezione autoritaria,
del peccato come trasgressione al potere. Senza l’offesa (violenza,
prevaricazione) che è la condizione del crimine legale. Il crimine è qui la
libertà del soggetto di fronte all’autorità, sia pure negli interstizi – l’autocrazia
si vuole invasiva, totalitaria. La trasgressione all’ordine del potere, del
divieto integrale come manifestazione del potere. L’ordine in sé e per sé,
senza giustificativo e non risarcitivo (riparatorio), tipico delle sacrestie
(puritanesimo, controriforma), e dei totalitarismi.
Una
concezione non costante nella storia. Nello stesso giudeo cristianesimo. Anche
ultimamente in Italia, nel contrasto, all’interno della chiesa, tra la
concezione più largamente politica della vita privata e sociale del cardinale
Ruini e quella confessionale, chiusa, della chiesa ambrosiana, dei cardinali Martini
e Tettamanzi. Ma una concezione totalizzante: non c’è scarto laico, in questa
materia, rispetto al magistero confessionale.
Tempo – “Il tempo è scaduto” è un errore logico e
forse una frase fatta, il tempo non scade mai. Ma non si può volere una cosa e
il suo contrario: il sole e la tempesta, la compagnia e la solitudine, l’io e
l’amore, la morte e la vita. Non insieme, non per indecisione. Il tempo non
sopporta i rinvii, non si ferma. Ha pazienza limitata. E forse è impositivo.
Correzionale, una sorta di guardia carceraria, ma non senza ragione.
Lo
stesso l’ambiente: le cose e le persone circostanti. Pazienti e disponibili
quanto si vuole, rispettosi di una decisione che può essere solo propria,
personale. Ma una decisione.
Uguaglianza - Resta celebre in Francia, per non essere
celebrato e anzi dimenticato, lo storico Furet.
Che ha ristabilito, dopo due secoli, la verità della Rivoluzione
francese. E più in generale la verità delle rivoluzioni. Da vecchio comunista
essendo andato a fondo della parola e della questione. Sulla riscoperta, anche,
di Tocqueville in appoggio a Marx. Analizzando l’egualitarismo, nazionalismo
compreso, o “passione dell’uguaglianza”, di cui ha scoperto il fondo passionale
più che economico, e per questo estremista, violento. E finendo per (o tornando
a ) legare la democrazia indissolubilmente al capitalismo – in singolare
parallelo in entrambe le evoluzioni, una generazione prima, con Luciano
Canfora.
zeulig@antiit.eu
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