Dio
– È generazionale, pure lui. Immutabile solo nel fatto minimo dell’esistenza, ma
soggetto al declinare del tempo.
Nella Bibbia è uomo d’ordine – se fosse
femmina lo sarebbe? È vero che è anche capriccioso, ma soprattutto non ammett
che gli si disobbedisca. Cosa che invece avviene a ogni riga dei Vangeli. E
dunque come si pongono i Vangeli nei confronti di Dio? Qui tutto è libertà,
curiosità, anche dubbio. È Gesù un figlio ribelle? È Dio padre che si acconcia
alle nuove generazioni?
È più assurdo concepire un essere che
non sia finito e conosciuto, o non è più assurdo il contrario,
l’essere finito?
Anatole France lo fa dire “bugiardo”
dagli angeli ribelli. E un po’ ignorante: se ha creato il mondo, non ne conosce
le leggi.
Giustizia
–
Sant’Agostino non ne parla, è stato notato, pur avendo scritto tanto di tutto,
essendo di formazione giurisperito, avendo esercitato la giurisdizione da
vescovo. Aveva paura anche lui dei giudici? Non considerava granché la
giustizia: ne scrisse molto, e compassionevole, in termini oltremondani, del
giudizio finale, dei morti senza battesimo, degli angeli ribelli.
Internet
-
È la licenza. La rifrazione di Internet è massima nella pubblicità, dove
l’illimitatezza è la norma – così come nell’arte, che nella contemporaneità fa
illimitato il suo segno.
Penetra anche nelle cronache, la
letteratura, la critica, che sono invece organizzate e misurate – hanno canoni.
Si dice che le libera, ma più che altro le alleggerisce. Le svuota cioè: la
leggerezza che, dopo Italo Calvino, s’intende bene supremo, non lo è (Calvino
non è certamente leggero, come s’intende che voglia essere).
Un
distinto fideismo, entusiasta, apocalittico, santifica il mezzo ma non per le
sue qualità peculiari. È tutta qui la fortuna delle chat e dei forum, piazze
altrimenti artificiose e fredde. I movimenti politici che si fanno ascendere a
questa chiave elettronica sono artificiosi e freddi, sotto l’entusiasmo di
marca. I Girotondi si sono dissolti in pochi giorni. I 5 Stelle durano di più
per l’invadenza di Grillo, il vecchio mattatore degli anni mussoliniani -
comiziante esperto, nuotatore, mietitore, maestro di scuola. La politica è
ruvida e robusta e non fa per Internet.
Il
successo di Obama non sposta. È vero che attraverso Internet ha mobilitato i
giovani. Che hanno vinto per lui gli interminabilili caucuses, dove le primarie erano del tipo caucus, che Hillary ha
evitato, più decisi e con più tempo a disposizione degli adulti. Ma è la crisi
economica che ha fatto vincere Obama. Alla rielezione, senza più l’urgenza
della crisi, il suo caucus giovanile internettiano si è spento.
Realismo
–
Grosse bite, direbbe Sade. In un
mondo in cui la fisica scompare – per la stessa scienza fisica. A favore del
virtuale e il dichiaratamente irreale. Antonio Tabucchi, uno scrittore, è vero,
e non un filosofo, ne scriveva il 16 giugno 1986 su “Repubblica”, quasi trent’anni
fa: “In un mondo in cui l’oggetto perde sempre più di significato a favore
della parola che indica quell’oggetto, in un mondo in cui la parola (il
concetto, il virtuale) sta diventando più reale di ciò a cui quella parola si
riferisce; in un mondo che si sta spogliando di fisicità, perché essa appartiene
solo alle classi più infime e concentra il suo potere sul fatto di
decorporeizzarsi per diventare una gigantesca e mostruosa rete di parole e di
informazioni”. Il realismo si rivuole quindi sotto i ponti, coi rom? O non
vuole appropriarsi di questi nuovi mondi?
Speranza – Ne parla – ne
parlava - solo papa Ratzinger. Dal pulpito, per riaffermarla, per la sua
funzione di papa. Anche perché è pur sempre una virtù teologale. Ma è scomparsa
dal gergo dopo “Il principio speranza” di Bloch, sessant’anni fa. Diluviano i
suoi surrogati, dall’accanimento terapeutico alla metempsicosi e al miracolo,
l’istituto moscovita delle resurrezioni è risuscitato con le clonazioni e i
trapianti. Ma nella rassegnazione (“bisogna pur vivere”).
Storia
–
Quella di Canfora, “Intervista sul potere”, 191, è strabica: “Il mestiere di
storico impone di essere «strabici», di pensare contemporaneamente con la
nostra testa e con quella degli uomini vissuti nel passato”. L’immagine di
Benjamin, dell’angelo con la testa rivolta al passato, è migliore.
Ma perché la storia sarebbe un angelo?
Quella dei fatti e quella raccontata, la storiografia. Normalmente è un avvoltoio. Diciamo, un’aquila. Un falchetto.
Un rapace.
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