lunedì 29 luglio 2013

Secondi pensieri - 147

zeulig

Dio È generazionale, pure lui. Immutabile solo nel fatto minimo dell’esistenza, ma soggetto al declinare del tempo.
Nella Bibbia è uomo d’ordine – se fosse femmina lo sarebbe? È vero che è anche capriccioso, ma soprattutto non ammett che gli si disobbedisca. Cosa che invece avviene a ogni riga dei Vangeli. E dunque come si pongono i Vangeli nei confronti di Dio? Qui tutto è libertà, curiosità, anche dubbio. È Gesù un figlio ribelle? È Dio padre che si acconcia alle nuove generazioni?

È più assurdo concepire un essere che non sia finito e conosciuto, o non è più assurdo il contrario,
l’essere finito?

Anatole France lo fa dire “bugiardo” dagli angeli ribelli. E un po’ ignorante: se ha creato il mondo, non ne conosce le leggi.

Giustizia – Sant’Agostino non ne parla, è stato notato, pur avendo scritto tanto di tutto, essendo di formazione giurisperito, avendo esercitato la giurisdizione da vescovo. Aveva paura anche lui dei giudici? Non considerava granché la giustizia: ne scrisse molto, e compassionevole, in termini oltremondani, del giudizio finale, dei morti senza battesimo, degli angeli ribelli.

Internet - È la licenza. La rifrazione di Internet è massima nella pubblicità, dove l’illimitatezza è la norma – così come nell’arte, che nella contemporaneità fa illimitato il suo segno.
Penetra anche nelle cronache, la letteratura, la critica, che sono invece organizzate e misurate – hanno canoni. Si dice che le libera, ma più che altro le alleggerisce. Le svuota cioè: la leggerezza che, dopo Italo Calvino, s’intende bene supremo, non lo è (Calvino non è certamente leggero, come s’intende che voglia essere).

Un distinto fideismo, entusiasta, apocalittico, santifica il mezzo ma non per le sue qualità peculiari. È tutta qui la fortuna delle chat e dei forum, piazze altrimenti artificiose e fredde. I movimenti politici che si fanno ascendere a questa chiave elettronica sono artificiosi e freddi, sotto l’entusiasmo di marca. I Girotondi si sono dissolti in pochi giorni. I 5 Stelle durano di più per l’invadenza di Grillo, il vecchio mattatore degli anni mussoliniani - comiziante esperto, nuotatore, mietitore, maestro di scuola. La politica è ruvida e robusta e non fa per Internet.
Il successo di Obama non sposta. È vero che attraverso Internet ha mobilitato i giovani. Che hanno vinto per lui gli interminabilili caucuses, dove le primarie erano del tipo caucus, che Hillary ha evitato, più decisi e con più tempo a disposizione degli adulti. Ma è la crisi economica che ha fatto vincere Obama. Alla rielezione, senza più l’urgenza della crisi, il suo caucus giovanile internettiano si è spento.

Realismo Grosse bite, direbbe Sade. In un mondo in cui la fisica scompare – per la stessa scienza fisica. A favore del virtuale e il dichiaratamente irreale. Antonio Tabucchi, uno scrittore, è vero, e non un filosofo, ne scriveva il 16 giugno 1986 su “Repubblica”, quasi trent’anni fa: “In un mondo in cui l’oggetto perde sempre più di significato a favore della parola che indica quell’oggetto, in un mondo in cui la parola (il concetto, il virtuale) sta diventando più reale di ciò a cui quella parola si riferisce; in un mondo che si sta spogliando di fisicità, perché essa appartiene solo alle classi più infime e concentra il suo potere sul fatto di decorporeizzarsi per diventare una gigantesca e mostruosa rete di parole e di informazioni”. Il realismo si rivuole quindi sotto i ponti, coi rom? O non vuole appropriarsi di questi nuovi mondi?

Speranza – Ne parla – ne parlava - solo papa Ratzinger. Dal pulpito, per riaffermarla, per la sua funzione di papa. Anche perché è pur sempre una virtù teologale. Ma è scomparsa dal gergo dopo “Il principio speranza” di Bloch, sessant’anni fa. Diluviano i suoi surrogati, dall’accanimento terapeutico alla metempsicosi e al miracolo, l’istituto moscovita delle resurrezioni è risuscitato con le clonazioni e i trapianti. Ma nella rassegnazione (“bisogna pur vivere”).

Storia – Quella di Canfora, “Intervista sul potere”, 191, è strabica: “Il mestiere di storico impone di essere «strabici», di pensare contemporaneamente con la nostra testa e con quella degli uomini vissuti nel passato”. L’immagine di Benjamin, dell’angelo con la testa rivolta al passato, è migliore.

Ma perché la storia sarebbe un angelo? Quella dei fatti e quella raccontata, la storiografia. Normalmente è un  avvoltoio. Diciamo, un’aquila. Un falchetto. Un rapace.

Nessun commento:

Posta un commento