Dunque, per l’ennesima volta, lo stupro non è un delitto grave per questa Consulta. Quello di gruppo, anzi, è un quasi-delitto, una categoria bizantina del diritto. Non è chi non veda l’incongruità di tale pronuncia, per di più in una fase acuta di violenza sulle donne, ma non è una sentenza isolata, è la seconda in due anni.
Si è addebitata a questi giudici una insensibilità “generazionale”, generata dalla formazione su vecchie norme – il giudice Giorgio Lattanzi, il relatore, ha ottant’anni. Ma l’età media della Consulta è sui sessanta. Sempre a discolpa, si è argomentato il giuridicismo della magistratura giudicante, la ricerca della cosiddetta “lettera della legge”. Ma nel caso le decisioni di questa Corte vanno contro ogni principio del diritto (la premeditazione, l’organizzazione, la violenza certa), oltre che contro l’umana sensibilità. E contro una legge in essere, la 275, comma 3., terzo periodo, del Codice Penale, senza dire in difesa di che norma o principio costituzionale.
Non sarà una Corte di politicanti? Piccoli, opportunisti. È opportuno dire che un consiglio dei ministri non è un legittimo impedimento, se l’imputato è Berlusconi. E
mercoledì 24 luglio 2013
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