Wind ha lanciato la pennetta internet a 9 euro
al mese per 50 ore di connessione, due ore al giorno, più che sufficiente.
Ora vuole 3 euro al giorno, per una connessione
di 24 ore ma anche di 24 secondi: da 9 a 90.
Nel solo 2012, calcola l’Autorità per
l’energia, gli utenti del mercato libero hanno pagato il kWh più caro di un
12,5 per cento rispetto a quelli del mercato di “maggior tutela”. Una beffa,
detto dall’Autorità che consente gli abusi con una composizione tariffaria
astrusa. Tacendo dell’Enel che da cinque anni butta fuori dalla “maggior
tutela”, con ogni artificio, ogni utenza non conveniente – non “molto”
conveniente.
Ogni bolletta consta di cinque-sei pagine.
Illeggibili in ogni voce: consumi (a conguaglio, stimati, calcolati, mai
letti), tariffe (sia per il gas che per la luce e per i cellulari la tariffa si
scompone in una diecina di voci incomprensibili), scadenze, modalità di
pagamento. Per rispettare, è l’obiezione, i regolamenti delle Autorità di settore.
Costosissimi organismi che i contribuenti mantengono per fare gli interessi
delle compagnie?
Si moltiplicano ogni giorno per il telefono e
per l’elettricità le offerte concorrenti dei gestori. Diecine di milioni di
contatti. Che nessuno prende più in considerazione. Ma non costano nulla,
giusto pochi centesimi per i (rari) contratti strappati. Sfruttando il tempo e
le aspettative di casalinghe a tempo perso, e delle donne albanesi, rumene,
ceche, colte, linguiste. Si depreca giustamente la schiavitù, nella quale però
il padrone aveva degli obblighi verso gli schiavi, e questo sfruttamento senza
obblighi? Questo mercato è peggio di un mercato degli schiavi.
Due contratti con Eni Energia, per il gas e per
l’elettricità, hanno richiesto diciotto mesi di comunicazioni varie, e ancora
non sono stati avviati – uno sì, così sembra, l’altro no. Lettere, e-mail,
raccomandate, telefonate registrate. Un contratto scritto richiedeva un tempo pochi
minuti. La liberalizzazione si fa all’insegna dell’inefficienza. Che gli utenti
devono pagare.
Quanto è costato – costa – l’outsoucing? Un popolo di schiavi da vent’anni
nei call center, per paghe irrisorie,
che li tengono fuori del mercato e del consumo. A un costo comunque oneroso, a
fronte dei servizi (non) resi? Un mercato dell’aria fritta?
Il primo
treno della linea B della metro di Roma si ferma una mattina sul ponte San
Paolo sul Tevere perché i cavi di rame
sono stati rubati nella notte. Fa già caldo, i passeggeri sono costretti a
scendere e avviarsi a piedi lungo il binario. Il furto non è opera di ignoti,
ci sono depositi visibili di rame rubato, presso incettatori conosciuti, con
acquirenti rispettabili. Ma i furti in tutta Italia sono quotidiani ormai da un
paio di decenni, col rincaro del rame per via delle guerre umanitarie. È così
che tutti i discendenti di rame sono stati razziati e molte condotte
elettriche.
Rubare
il rame non è un delitto? Rientra nei protocolli per la protezione dei rom?
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