“Aspettiamo”
a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare: tra i berlusconiani, “secondo
me c’è un gruppetto, un gruppetto più o meno grande”, che vorrebbe il suo capo
impiccato. E quindi, votare o non votare il 9 settembre, etc. Trappole, trucchi,
furbate da sbirro. È un giudice che parla, Casson, ma se il giornale non lo
dicesse, il lettore si penserebbe in un’anticamera della Questura: tutto si
riduce a una questione di soffiate e trappole, il governo, la Costituzione, e anche la
giustizia.
Non
meriterebbe rilevarlo – chi è questo Casson? – se non fosse il linguaggio dei
giudici. Perlomeno, quello che si sente, non se ne sentono altri. Da Di Pietro,
che “sfasciava” i suoi nemici, alla nobiltà napoletana di toga degli Esposito e
i De Magistris – giudici i padri, i figli e i fratelli. Un po’ dichiaratoria,
questa, e quindi sciuè sciuè, ma non si può pretendere a Napoli una démarche disidratata.
domenica 18 agosto 2013
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