“RAS”: rien à signaler, niente da segnalare”.
Nella Marsiglia dei “grigi”, i “marocchini”, abbandonata dai marsigliesi. Nel porto
deserto. Su una nave allo sfascio, di un armatore fallito. Il comandante, il
suo secondo, e qualche marinaio sperduto tirano le somme della loro vita in
mare. Inutile? Incapaci di amare, abbandonati, trascurati, solo radicati nella
sporcizia e la violenza dei bar.
È una celebrazione
in anticipo di Marsiglia rinata, quest’anno capitale europea della cultura, all’epoca
del racconto, vent’anni fa, in disarmo. Senza più cantieri, col porto vuoto, se
non di vecchie carcasse, senza più l’urbanità, le luci della Canebière
lugubremente spente. Izzo ne canta l’epicedio, ma non si sarebbe sorpreso della
resurrezione.
È un omaggio,
anche, a Braudel. Alla patria mediterranea: i relitti vi sono “tutti dello
stesso paese, il Mediterraneo”. Che unisce e annienta. Non una storia
consolante, la nostalgia vi è nera - Izzo aveva questa vena, anche nei gialli
che gli diedero notorietà. Tra l’Italia, il Libano, la Grecia. Che non sono
l’Italia, il Libano, la Grecia, così come Marsiglia non è Francia, non c’è
Francia. Col contrappunto di Gianmaria Testa: “Ti sento addosso, ma non ci
sei”. Una storia di malinconie –
Jean-Claude
Izzo, Marinai perduti, e/o, pp. 280
€ 4,90
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