sabato 24 agosto 2013

Il pentito censurabile

Il pentito di ‘ndrangheta Nino Lo Giudice, “evaso” dalla protezione, manda memoriali agli avvocati contro i giudici e i poliziotti che lo hanno gestito: i Procuratori Pignatone, Prestipino, Beatrice Ronchi, Donadio, e l’ex capo della Mobile a Reggio Calabria, ora a Roma, Cortese. Dirà bugie, come succede ai pentiti. Ma come poteva un pentito in carcere da anni diventare testimone d’accusa di fatti recenti?
Lo Giudice dice anche cose riscontrabili, nonché notorie. Per esempio che i pentiti a Rebibbia si potevano “concertare”.
Donadio, che chiama “l’enigmista occulto”, vice di Grasso alla Dna, secondo lo Giudice voleva fargli dire “qualcosa” di Berlusconi e Dell’Utri. Anche questa sarà una bugia, non comprovabile. Ma perché, fra tutti i Procuratori della Repubblica che facevano la coda per farlo parlare, attribuire proprio a Donadio l’interessamento contro Berlusconi?
La ‘ndrangheta è molto in voga nei giornali, che però dei memoriali di Lo Giudice non scrivono nulla. Neppure per dire che sono falsi. Sono pure corredati di audio e video, nei siti online farebbero sfracelli. Ci sono alcune cose per cui i pentiti fanno cronaca e sono pure credibili, per altre invece no.

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