La cronaca più minuta e sensata, ricostituita con
fine acribia da Carlo Bastasin, giornalista e ora ricercatore alla Brookings
Institution di New York, dell’“Europa tedesca”. Della crisi che la Germania di
Angela Merkel ha imposto a mezza Europa, con beneficio non secondario per la
Germania stessa. C’era una sola cosa da fare, e la Germania stessa era d’accordo,
ma la Bundesbank e Angela Merkel non hanno voluto.
Axel
Weber, presidente della Bundesbank da sette anni, da quando ne aveva 47,
padrone di 14 ville, due più di Berlusconi, la notte del flash crash di Wall Street il 6 maggio 2010, il falso crollo di
Borsa del 10 per cento provocato da un errore negli automatismi informatici,
partecipava a Lisbona alla cena sociale del consiglio Banca centrale europea,
tenuto eccezionalmente nella capitale portoghese. La cena si trasformò in una
riunione di lavoro, tra banchieri nel panico per un’altra crisi dopo quella dei
mutui senza garanzia. Finché Weber non si alzò e propose: “Per tenere l’euro al
riparo dalla nuova tempesta, la Bce compri i titoli di Stato greci”. Sembrava
fatta e il consiglio andò a dormire. Ma la mattina la crisi fu scatenata, non
più temuta. Weber, confrontato con asprezza dal rappresentante tedesco nella
giunta Bce, Jürgen Stark, scendendo dall’aereo a Francoforte comunicò per
e-mail agli altri membri del consiglio Bce di avere cambiato idea: la Germania
e la Bundesbank restavano fermi al principio che la Bce non può operare sui
mercati a beneficio di questo o quel paese membro. Tre giorni dopo lo riaffermò
in un’intervista pubblica.
La
Bundesbank si tutelerà fino a promuovere azioni inibitorie presso la Corte
costituzionale a Karlsruhe. Che ha accettato il ricorso e si pronuncerà a
settembre. Ma il ricorso alla Corte costituzionale non venne subito, va aggiunto:
venne dopo il salvataggio delle grandi banche, della galassia tedesca, da parte
della Bce.
Un
nemico che paghi per noi
Quella di Weber è la vicenda più succulenta
della ricostruzione. Ma sempre notevole è la rappresentazione della Germania
dall’interno, di cui Bastasin è uno specialista, che continua a restare ignota
in Italia – compreso questo libro, che non si traduce e di cui non si parla. Tre
volte in cinque anni l’euro è arrivato all’orlo della dissoluzione. Per errori
di conduzione voluti. Con effetti dissimili per i suoi soggetti, catastrofici
per alcuni, benefici per altri. I tre capitoli centrali sono anche una storia
inverosimile\vera: il 7. “Il primo salvataggio Bce degli Stati” - del Nord
Europa, andrebbe aggiunto; l’8. “Karlsruhe, governare il mondo dalla provincia”,
dover siede la Corte costituzionale tedesca, che si è arrogato il diritto di
decidere, il mese prossimo, sulla legittimità della Bce; e il 9. “Il
conosciutissimo segreto della tragedia greca”. Tutto confluisce alla creazione
surrettizia di un nemico, delle debolezze del quale farsi forti - una guerra
non guerreggiata.
L’esito – uno degli esiti – è questo, si può
aggiungere: la Germania, con un
debito a inizio anno di 2.082 miliardi, superiore a quello dell’Italia, 1.988
miliardi, pagherà interessi per 64 miliardi, mentre l’Italia ne pagherà 91 –
saranno 100 nel 2015. Con un debito giudicato più “sostenibile” di quello
tedesco. Anche dagli studi tedeschi. Com’è allora che la Germania paga meno,
molto meno? Perché ha convinto i mercati che l’euro è il marco. E ciò ha fatto
indirettamente, costringendo l’Italia, le “Italia” dell’Ue, a pagare di più. La sostenibilità
riguarda le risorse attese per pagare il debito. È una previsione, quindi
incerta, ma si ancora a supporti calcolabili: la spesa sociale, previdenziale,
sanitaria, le entrate fiscali.
La crisi imposta alla
Grecia, e poi via via agli altri paesi mediterranei, fino all’Italia, ha
generato a favore della Germania un vantaggio comparato di proporzioni
colossali.
Virtuosa imponendosi sui confederati, la Germania si finanziò negli anni cruciali
2011-2012 a un costo inferiore all’1 per cento. Ciò è stato possibile grazie
all’euro quale la Germania l’ha voluto: una denominazione co-mune di realtà
diverse. Basta accentuare le diversità e i costi di questa moneta si divaricano
all’istante per le diverse realtà: per alcuni soggetti aumentano, per altri
diminuiscono. Ma diminuiscono per alcuni
perché aumentano per altri. È un vantaggio indotto e ostile, competitivo:
una svalutazione artificiosa dei titoli di debito altrui a proprio vantaggio.
Le banche tedesche già fallite tornarono forti, le popolari, le commerciali, le
regionali snodo del sottogoverno. I brand
tedeschi svettarono, alcuni di essi, quelli privilegiati dal potere, Volkswagen
su tutti: piena di utili da credito gratuito nel mezzo della peggiore crisi di
vendite dell’auto.
La Grande Bertha
Le
banche tedesche, e centro-europee, già fallite si riscattarono grazie alla
Grande Bertha, il primo provvedimento che Draghi si era impegnato con Angela
Merkel a prendere alla Bce. È la prima
cosa che Draghi ha fatto subito dopo il suo insediamento l’1 novembre 2011: un
intervento spettacolare a salvaguardia delle banche. Un gigantesco prestito a
tre anni a bassissimo costo che ha salvato tutti, ma soprattutto le banche tedesche,
olandesi, belghe e austriache. Salutato come una “Grande Bertha” dai consulenti
di Angela Merkel, per una volta non critici - Stabile Architektur für Europa, rapporto 2012\2013 del Consiglio degli
esperti economici, pubblicato a novembre 2012. Una cannonata: era “Bertha” il supercannone tedesco nella
Grande Guerra.
Poi,
dieci mesi dopo, Draghi intervenne con altrettanta determinazione a salvare
l’Italia e la Spagna, e con esse l’euro. Creando un nuovo strumento, e
annunciandolo irrevocabile, le Omt, Outright Monetary Transactions, operazioni
monetarie di acquisto senza limiti di titoli di Stato di paesi membri in caso
di attacco contro gli stessi, e quindi contro l’euro. Senza formalità, sul
mercato secondario come un qualsiasi operatore, con la stessa immediatezza. Era
una misura anti speculazione, ed è stata efficace senza dover essere applicata
- la speculazione gioca sull’incertezza. Ma Draghi divenne il cattivo di mezza
Germania. La stessa che aveva messo in cascina la Grande Bertha: gli economisti
e banchieri di Angela Merkel, qualche ministro, a giorni alterni, e molti
onorevoli, soprattutto governativi. Difficile non vedervi un riflesso egemonico
- noi e il nostro destino. Una malafede.
Carlo Bastasin, Saving Europe. How National politics nearly
destroyed the euro, Brookings Institution Press,pp. 405 € 28,40 (Kindle
Edition, $ 25,31)
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