venerdì 23 agosto 2013

La Grecia si arrende, a se stessa

È il giallo della resa. Della resa dei conti, con gli oppositori dei colonnelli. Tutti corrotti e corruttori. Dopo i banchieri, e la politica corrotta, sotto i colpi del Giustiziere qui cade la “generazione del Politecnico”, gli ex studenti che nel 1973 occuparono il Politecnico di Atene, avviando la caduta dei colonnelli, “la generazione del narcisismo assoluto”.  Paradossale esito della crisi: si penserebbe la Grecia in armi contro la Germania, oppure l’Ue, o la troika, e invece no. La Grecia nata dalla resistenza ai colonnelli è impegnata a dilaniarsi.
Succederebbe anche molto di più, tutto nel primo capitolo, a Capodanno del 2014. La Grecia lascia l’euro, con l’Italia e la Spagna. E sospende lo stipendio agli statali. Che devono continuare a lavorare, specie i poliziotti: ci sono moti di piazza, si complotta un ritorno dei colonnelli, con pogrom contro i più deboli, gli immigrati, e si uccidono personaggi importanti. Ma Charitos, lo sbirro latinista, e il suo capo Markaris hanno perso lo smalto. Rispetto ai due precedenti romanzi della crisi, “Prestiti scaduti” (2011) e L’esattore” (2012), incidenti di un percorso ancora fiducioso, l’autore fa ora sbrigativo il suo personaggio, incerto. Deluso dalla resistenza, certo, ma nient’altro. Forseanche da se stesso: nel risvolto non si propone nemmeno più a mediatore culturale tra Nord e Sud, essendo versato in tedesco come in greco. Non ci evita un tedesco buono, ma solo a stiracchiare i dialoghi.
Si può ridere della crisi, ma fino a un certo punto? L’uscita dall’euro è solo una scenetta: l’integrazione europea, questo tipo di integrazione, è come l’inferno, è impossibile uscirne. Anche in giallo.
Petros Markaris, Resa dei conti, Bompiani, pp. 300 € 18

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