Napolitano
s’è nominato quattro compagni di partito. In buona coscienza, non ha trovato
nulla di meglio.
Ma
la presidenza della Repubblica si vuole, si vorrebbe, aperta su tutto il Paese,
anche se il proprio partito, naturalmente, è il migliore.
È
una scelta, quella di Napolitano. Qualcuno tenta di dirla forzata, per evitare
di dover nominare senatore a vita Berlusconi quando Woodstock vorrà mandarlo in
carcere. Ma non è un buon motivo – un condannato senatore a vita “non esiste”.
No, Napolitano crede a se stesso. Come i suoi predecessori, svincolato da ogni
limite, anche di buon senso: Napolitano in particolare, che fa appello ogni due
giorni al buon senso, mostra di non avere lui stesso equilibrio.
È
la terza presidenza della Seconda Repubblica, la quarta in realtà, che surroga
al Quirinale, irresponsabile politicamente per ben sette anni, una forza disgiunta
da ogni forma di equilibrio. Soprattutto nelle nomine di competenza, dal capo
del governo ai giudici costituzionali, al Csm, ai senatori, le Autorità di
garanzia, etc. Mentre si discute se riformare la costituzione, la presidenza
della Repubblica si è surrogata una quantità enorme di poteri. Tutti poi esercitati,
da vent’anni, in senso politico stretto, per il proprio partito.
Nelle
democrazie si vuole invalso l’uso americano dello spoil system: il presidente che vince nomina chi vuole nei posti di
sua competenza. Ma non senza equilibrio: il presidente americano sta in carica
per quattro anni, di cui uno di sostanziale inattività, dovendo coltivare la
rielezione propria o del nuovo candidato del suo partito. E opera in un sistema
bipartitico consolidato, che lo confronta con poteri reali al Congresso, anche
sulle nomine. Mentre la presidenza italiana è costituzionalmente di garanzia e
non di governo.
La
monarchia in Spagna o in Inghilterra, anch’essa di garanzia dell’unità di
popolo, è e resta molto più neutrale – “garantista”. Non da ora, da quando è
finito l’ancien régime. La stessa presidenza
francese, che pure è a regime maggioritario semplice, deve mostrare una certa
imparzialità e l’ha mostrata, a partire da De Gaulle.
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