La
prova maestra è da qualche tempo la fotografia. Si usava nelle grandi guerre
per tenere desto l’orgoglio nazionale, e la rabbia bellica, quando la guerra era
di fanti alla baionetta. Opportunamente, come veicolo di propaganda. È diventata
prova, indiscutibile, da mezzo secolo, da quando Kennedy mostrò le foto dei
supermissili sovietici in navigazione verso Cuba. Delle sagome dei missili.
Ultimamente erano stati fotografati gli arsenali batterici di Saddam Hussein, e
quelli chimici di Gheddafi. Che poi non si sono trovati, ma sulla base delle
foto si sono fatte le guerre.
Non
aveva lo sguardo felice, John Kerry, né la determinatezza che il caso
richiedeva, quando ha mostrato le prove fotografiche dell’uso di armi chimiche
in Siria: le armi chimiche lasciano tracce, ma non in fotografia. Il segretario
di Stato si sarà chiesto se non gli facevano mostrare le stesse foto che l’ex
generale Colin Powell, suo predecessore al dipartimento di Stato al tempo di
Bush jr., aveva esibito per fare la guerra a Saddam. Non le stesse, ma della
stessa natura: ritoccate.
La
pratica è ormai un genere narrativo. Già ai tempi di Clinton se ne faceva la
satira, al teatro e al cinema. Il film più famoso, ancora divertente, è di Barry
Levinson, “Sesso & potere”: la prova
maestra era un lavoretto tra falliti, sia pure con la simpatia di De Niro e Dustin
Hoffman - che la facevano anche mglio: il bambino mostravano in braccio alla mamma.
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