Tutto
quello che dovreste sapere ma non si dice:
Tre milioni e mezzo di disoccupati in Italia, su una popolazione di 60 milioni, equivalgono ai 4,5 milioni di disoccupati, su 80 milioni, che la Germania ebbe all’inizio del millennio per quasi tre anni, con molte altre industria in procinto di delocalizzare – chiudere in Germania per riaprire nei paesi dell’Est, in ambiente linguistico e normativo non estraneo. Il rimedio fu trovato nel 2005, liberalizzando al massimo il mercato del lavoro, da un governo di sinistra.
Un quinto della forza lavoro in Germania percepisce un salario nominale
d’ingresso. Quello dei mini-job, che interessa 7-8 milioni di lavoratori, part time, per un salario
mensile fino a 450 euro, oneri sociali (previdenza, sanità) a carico dello
Stato federale.
A Ferragosto Ridley Scott cerca denutriti in Andalusia per il suo
prossimo film storico sui costruttori di piramidi. File interminabili di spagnoli grandi e piccoli si sono presentati. La
denutrizione è un problema in Spagna: lo Stato paga oltre la metà delle
refezioni scolastiche per fronteggiarla.
Negli ultimi quattro anni 41 aziende del made in Italy, di brand
rinomati, quasi tutti con una struttura
produttiva, sono state comprate da investitori stranieri: Valentino, Bulgari,
Coin, Loro Piana, Berloni (a un gruppo di Taiwan), Parmalat, Ducati. Perfino
Cerved, l’archivio online delle camere di commercio, è stato ceduto. Prada ha
un socio cinese al 19 per cento.
Nei primi sei mesi del 2013 sono state rilevate da interessi stranieri
41 aziende medio-grandi. E ora sono in cessione Telecom, Alitalia e perfino l’Inter, la squadra di calcio.
Si contraggono le svendite di un 20 per cento: una famiglia su tre vi
ha fatto ricorso, invece di due su quattro, la media degli anni scorsi.
Si contraggono le vendite anche dei supermercati alimentari – in testa
le catene Coop - che in un primo tempo avevano beneficiato della crisi a spese
del piccolo commercio rionale.
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