martedì 6 agosto 2013

La sentenza telefonata

Il giudice Esposito della Cassazione, che ha condannato Berlusconi, non si può dire che sia stato vittima di un’intervista rubata, avendo parlato col “suo” “Mattino” per due pagine, e cioè per almeno un’ora: ha detto ciò che ha voluto. Deve smentire per evidente impulso esterno di aver basato la condanna sul “non poteva non sapere”. Di qualcuno che lo ha rimproverato: “Che scemenza hai detto”?
C’è una Spectre in questa giustizia - militare, civile? Sì, c’è, si sapeva, Esposito è solo una piccola conferma. E non solo nella giustizia, dove comanda le sentenze, non c’è altra parola: contro alcuni sì, anche senza prove, contro altri no, anche con le prove. Il braccio specializzato è Milano. Ma tanto più influente è stata sulla sezione feriale della Cassazione, che in un ambiente di volponi è cinque giudici poveretti, cui tocca sorbettarsi le sentenze che agli altri non interessano, una diecina al giorno, nei due mesi che gli altri stanno beati in vacanza.
Ma di che natura la Spectre è, che obblighi comporta, a che livello si responsabilità fa capo, questo non è chiaro. L’intervento sul giudice Esposito dice che la Spectre è autorevole, e tassativa. Tanto più in quanto teorizza un ridicolo dovere di riservatezza sulle sentenze. Che invece devono essere pubbliche, e con linguaggio non pagliettistico ma comprensibile, spiegabili, spiegate. Tanto più, ancora, in quanto lo teorizza solo in questo caso, temendo un backfiring, mentre invece è maestra e padrona di indiscrezioni e colpi proibiti, per i buoni uffici dei famigerati cronisti giudiziari.
Il passo falso con la sentenza e l’intervista di Esposito è evidente per una “finezza”. Anzi due. Esposito non è, non è più, il tipo da esporsi in un’intervista: l’ha fatta non per illustrarsi ma per bilanciare in qualche modo l’offensiva propagandistica che Berlusconi ha montato sulla condanna. L’ha fatta su richiesta, cioè. La finezza è che il “non poteva non sapere” è architrave della giustizia a Milano. Ma è un mostro giuridico, e dopo tante condanne in suo nome si vuole ora soprassedere, almeno nella fattispecie, l’Europa potrebbe obiettare.
La finezza più importante è però la terza che non si può dire: l’avere assegnato alla sezione feriale il processo Berlusconi al posto del suo giudice naturale, la seconda o la terza sezione della Cassazione. Per un motivo che non si può dire ma si sa: che queste sezioni in altri procedimenti non avevano avallato il non può non sapere. Dirottare un procedimento su una sezione prestabilita è un fatto gravissimo. Ma non per i napolitani che ci governano. Putipù.

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