Croce – Ha in uno dei
saggi “la mula del Berni”, che sollevava i sassi per inciamparvi dentro. Marcello Vannucci, analizzando l’avversione
dello stesso Croce per Vittorio Imbriani, benché a suo modo anche questi un
burlesco, ha un “Don Benedetto pare uno «che fabbrichi prima le palle e poi se
le tiri addosso»”, come potrebbe dire uno dei personaggi delle “novellaje”
popolari dello stesso Imbriani.
Dante – È miniera
inesauribile per i filologi. Più di qualsiasi codice antico. Assorbente – in
larga misura se non del tutto – per la filologia italiana. Elisabetta Tonello e
Paolo Trovato annunciano un’altra edizione critica delle “Divina Commedia”, sui
manoscritti. Sarà la quarta, o quinta, “in commercio”, accanto alla Petrocchi,
di cui Inglese ha in corso la revisione, la Lanza-Trivulziano, e la
Sanguineti.
Grecia – Pullula di
deesse, eroine, reali e mitiche, rivoltose, poetesse, filosofe, e personaggi
femminili (tragici, lirici, avventurosi, teneri, diabolici) molto rilevati.
Ciononostante sappiamo di essa che era patriarcale. Per l’annessione che della
Grecia ha fatto la filologia tedesca, e poi la filosofia, come cosa propria,
nel segno dell’“arianesimo”.
Sappiamo solo di una o due poetesse e di una filosofa. Ma senza
scandalo, come se la pratica fosse corrente. È lecito presumere che, poiché la
Grecia è quella che ci hanno tramandato i frati copisti, altre ne abbiano
trascurato, di alcune lasciando solo il nome.
Inglese - L’antico inglese si vuole sassone. Per dire
tedesco. Ma era celta, e poi romano – e poi francese. Le persistenze latine,
limitate generalmente alle parole in -.imo e –one, sono invece prevalenti, nel
lessico giuridico e politico, e in quello letterario. Bat- per esempio, fino a
butterfly e batman.
Italiano – Diego Marani
tornato in Italia questa estate non trova una lettura soddisfacente tra i
vecchi buoni libri della biblioteca paterna. Non trova neanche buoni libri,
soddisfacenti, stranieri in traduzione. Si rilassa solo col kindle, potendo
scaricarvi in originale un libro che da tempo ha in agenda, sulle”brulle strade
di Londra”. Qui si risente “stranamente meglio”. E scopre che è l’Italia che
gli fa rifiutare la lingua, questo paese di “lanciatori di banane”, “squadristi
omofobi”, “stupratori misogini”, e di “torva terminologia processuale” e
“uomini scellerati che parlano per ingannare”. Ma strade “brulle” a Londra,
dove tutto vive, anche se in forma di verme? Senza escludere le mazzate ai
neri, anche agli asiatici.
L’odio-di-sé sta diventando una condanna nazionale, dopo che
meridionale? Si potrebbe dire la rivincita dello schiavo – che però non ne trae
alcun beneficio: come diffondere la peste.
Una koiné si è formata,
un italiano medio. Senza più stereotipi e frasi fatte senza senso. Preciso
anzi, e della giusta misura (ritmo). Ma come sanitarizzato, sterile.
È l’italiano delle scuole di scrittura e di giornalismo? Che
saranno nella fase “ortopedica”, come un
gesso costrittivo, o in quella successiva, della fisioterapia.
Leggerezza – Quella di
Savinio, teorico dell’antiprofondismo, è ricercata, molto. Quella di Calvino,
che la celebra, è l’esito di un lento, applicato, lavoro di bulino. La
superficialità è sempre pesante, è noiosa.
letterautore@antiit.eu
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