Difficile
immaginare la Sassonia o la Turingia più produttive, molto di più, della
Lombardia, del Veneto, dell’Emilia,
della Toscana. Con una rete più estesa e pratica di servizi alla produzione. Con
una burocrazia più efficiente. Con una sanità migliore – della Toscana è
difficilissimo, anche dell’Emilia. O con un’istruzione migliore – dell’Emilia?
della Toscana? E che dire della Scozia, anch’essa molti punti avanti alla
Lombardia? Che invece è l’area più ricca e più produttiva d’Europa, insieme con
la regione parigina.
È
difficile ma non impossibile. È infatti quello che ha appena fatto l’Unione
Europea. Non si sa bene in che veste – “un gruppo di ricercatori”. Ma l’ha
fatto. Uno studio sul grado di competitività delle regioni produttive. Talmente
ridicolo che si discredita da solo. Ma non innocente, nell’impianto e nelle
finalità. L’unica Europa produttiva è quella “tedesca”, dalle Alpi in su fino a
metà Svezia. Allargata alla Gran Bretagna. Fuori di quest’area solo la Francia
ha una regione altamente competitiva, quella parigina. Il resto è deserto. Le
regioni produttive italiane vengono a cominciare dal 128mo posto.
La
finalità di questi “studi” è creare delle aspettative: incoraggiare e
scoraggiare. Nessun imprenditore extraeuropeo farà le sue scelte in base allo
studio dell’Unione Europea, ma la propaganda ha sempre uno scopo. Questa
assurda propapalazione è anche la conferma di una deriva della Ue in senso
punitivo: nulla in questa organizzazione è più equanime, come da statuti e
enunciati politici, il suo modo d’essere è arrogante e anzi persecutorio.
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