A
volere la riforma della Costituzione, per un governo stabile espressione del
voto, un Parlamento non pletorico, un giudiziario responsabile (infine
costituzionale: decorporativizzato), sono rimasti Napolitano e Berlusconi.
Poiché Berlusconi è un criminale, Napolitano è solo. Non otterrà quindi nulla.
Ci
è abituato, Napolitano è famoso per sbagliare sempre i tempi. Quando avrebbe
potuto rendere costituzionale la Costituzione, coerente con lo scopo di
governare l’Italia democraticamente, ridando potere al voto, si tirò indietro,
perché lo chiedeva Craxi. L’Italia restò in mano “ai partiti”, anche quando i
giudici li abolirono – abolirono quelli democratici. Restò in mano cioè ai
(vecchi, ex, neo) democristiani, il partito informe del sottogoverno. Che ora
si propongono a “politica”, vera, buona effettiva.
Questa
politica non vuole cambiare. Per prima nel partito dello stesso Napolitano. Lo
ha già detto col finanziamento pubblico ai partiti. Dice che vuole fare, ma poi
al voto in Parlamento si disimpegna, rinvia, camuffa, pretende per buone caselle
vuote.
Si
farà la legge elettorale proporzionale, per sanzionare il governo del
sottogoverno. Avremo i sette-otto partiti di sempre, per consentire al governo
del sottogoverno il gioco di bascula, un contentino a destra e poi un
contentino a sinistra: uno di destra, la Lega forse, Forza Italia,
Monti-Casini, gli ex Popolari, gli ex Ds, e Vendola forse. Indietro di
vent’anni.
Dopo,
la legislatura si chiuderà. Perché non bisogna fare i referendum sulla
giustizia. E questo è tutto.
Nessun commento:
Posta un commento