L’idea
germoglia forse da “Anime Salve” di de Andrè che Seminara cita, l’ultimo album,
in onore degli “spiriti solitari”. Una forma di eroismo – anime salve De Andrè
in fin di vita spiegava etimologicamente come spiriti solitari, “una specie di
elogio della solitudine”. Che la canzone dallo stesso titolo incentra sulla
solitudine quando è scelta, la “scelta di libertà”. Ma l’andamento è grottesco,
sul filo del noir. Con una soluzione che non è una soluzione: la
scrittura crea, e perché non ucciderebbe?
Dedicato
al padre, “un’isola anche lui”. L’isola ritorna, con le sue valenze plurime. Da
ultimo – Hertha Müller - nella sua rappresentazione vacanziera di luogo
privilegiato d’evasione, mentre è un universo concentrazionario, anch’essa, un
luogo di annientamento, solitario. Non fosse che le parole vorrebbero
significare ciò che dicono, più che simboleggiare – un’isola dove arrivano
tanti morti di fame, anzi ci arrivano morti, ha la disperazione discutibile.
Elvira
Seminara, La penultima fine del mondo, Nottetempo, pp. 154 € 11
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