giovedì 15 agosto 2013

Non possiamo non essere traditori

L’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza in un paese comunista, la Romania di Ceauşescu – “il re che s’inchina e uccide” (la raccolta è la seconda parte di “Der König verneigt sich und tötet”, 2003, di cui la prima parte è già uscita in italiano col titolo tedesco, “Il re s’inchina e uccide”). Hertha Müller rischia la ripetizione, ma non ne abbiamo altre storie né ricordi, benché il comunismo sia finito da venticinque anni – le memorie dei dissidenti sono vecchie, le poche storie sono dello stalinismo: come dire un passato sigillato, cioè rimosso. L’entusiasmo dell’indottrinamento, il sospetto di ogni altra espressione, con la persecuzione costante, senza la possibilità di rifiatare, sono un mondo ancora da scoprire, più sinistro della vecchia propaganda. Il primo portavoce del dittatore, modello della “parola” del regime, è ignorante, afono, dislessico. Il dittatore abbraccia i bambini in tv, dopo una quarantena degli stessi per evitare i microbi. L’ultimo killer mandato dai servizi rumeni a Berlino, fine anni 1980, per puntare su Hertha Müller era dieci anni dopo un rispettato e ricco industriale dei succhi di frutta a Timişoara. E “la fame d’amore” così diffusa in Romania? Leggere a p. 104: un paese dove l’isola non è evasione e liberazione, dalla routine, dalle costrizioni, dalla “terra”, ma isolamento.
Nelle memorie qui raccolte Hertha Müller dà corpo a questa inverosimile Europa di fine Novecento. Evocando i silenzi domestici (il regime sopravveniva agli entusiasmi hitleriani), la loquacità della natura, fiori, prati, piante, l’aggressione urbana. E il tradimento, delle amicizie più intime, degli affetti. L’ignobiltà del regime si misura col tradimento che impone: “Anche quando si lascia perché si deve, non si rimane senza sensi di colpa”. Il tradimento distrugge tutto: “Chi ama e abbandona
\ Dio deve punirlo”, la verità è in questo (raro) riferimento a “uno dei bei canti popolari rumeni”. “La testa rasata di una madre”, conclude il primo saggio, “l’alcolismo di un padre, la bara da fisarmonica di una nonna”, del figlio morto per la guerra di Hitler, “i blocchetti di ricevute di un nonno”, quelle delle merci che il regime anticapitalista gli ha confiscato, “i volti di una dalia, il tradimento di un’amica, la bellezza a doppio taglio dell’erba di un cimitero potrebbero forse essere sostituiti da altri esempi quando si parla della vita. Ma anche con questi altri esempi ci sarebbero cose che hanno conosciuto il «lato notturno della gola» e anche per quelle varrebbe la frase: «Se stiamo in silenzio, diventiamo sgradevoli – se parliamo diventiamo ridicoli»”, che dà il titolo al saggio.
Il “Magazine Littéraire” ritraccia “le grandi vite da infedeli”, a se stessi (Genet, Sartre, Michaux) e agli amici (Max Brod). Oltre che le figure classiche di Caino, Giuda e Ganellone (il traditore di Carlo Magno a Roncisvalle, Gano di Maganza nella “Divina Commedia” e nell’opera dei pupi). Hertha Müller il tradimento l’ha subito doppio, dai genitori nazisti non pentiti e dal dittatore comunista. Emigrata a sua volta per non dover tradire.
Quello della Nobel tedesca è anche il racconto di un isolamento. Non tanto - non più - politico, ma linguistico e personale: in Romania per essere tedesca, in Germania per essere tedesca di Romania. Con un prima, però, e un dopo. Tra le tante cose che hanno conosciuto il “lato notturno” c’è, non detto, in piccolo anche se non in proprio, un suo piccolo tradimento, da tedesca di Romania: la misconoscenza di un paese, una lingua e una cultura che l’ha nutrita, bene o male, e l’ha ospitata - dopo avere ospitato per otto secoli i suoi svevi, per qualche merito evidentemente. “L’isola è dentro – il confine fuori”, un breve scritto di questa raccolta, registra infine “l’ideologia banato-sveva” del “«Noi» tedeschi migliori di tutti gli altri”. E la rifiuta, ma non la condanna. Crredamdola con la solita chiamata di correo: “I rumen con Antonescu erano stati, anche loro, alleato di Hitler”.
La scrittura è sempre irta. Ma le traduzioni dell’editore trentino, il primo di H.Müller in italiano, la rendono anche gradevole.
Herta Müller,Il fiore rosso e il bastone, Keller, pp. 143 € 13
La trahison, “Magazine Littéraire” luglio-agosto 2013, pp.98 € 6

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