Napolitano
s’impegna per la riforma della Costituzione, Rodotà definisce la riforma “una
follia politica”, e anzi “un colpo di mano estivo”, bloccato “per merito di 5
Stelle e Sel”. Dunque, eravamo veramente alla guerra civile? Per mano del
Quirinale poi.
Poi dice
che Berlusconi vince le elezioni. Con questi oppositori non c’è che da mandarlo
ar gabbio.
“Pronto
a tutto” si dice il segretario del Pd Epifani, ex segretario della Cgil. “Anche
a non accettare provocazioni”. È rimasto indietro?
L’agenzia
di stampa dei vescovi, informa “Repubblica” sollecita, mobilita i credenti
contro Berlusconi: bisogna “attrezzarsi a battere Berlusconi”. In questo caso
non c’è ingerenza, “W il vescovo”. Sapore d’infanzia.
Dunque
la colpa del fallimento del Monte dei Paschi è dei berlusconiani, Gianni Letta
e Verdini, e degli ex comunisti del Pd, D’Alema e Veltroni. È la verità di
Gabriello Mancini, di cui si tace che è il democristiano del Pd nella lottizzazione
Mps. Ed è la verità della Procura senese.
Lo
scandalo configurava – configura – la nuova politica, con i nuovi-vecchi Dc
all’assalto. Si basa anche su un esposto anonimo, da manuale.
Berlusconi
è una decisione presa prima. È evidente: urgenza, sezione feriale (solo i poveri
cristi lavorano col caldo nei tribunali), giudici annoiati, per quattro arringhe di tre ore l’una, che nessuno
ascolta, sentenza scritta dall’accusa, pronta e provata per l’ora del tg.
Facciamo
finta di niente perché il condannato è Berlusconi. Ma la condanna è mirata a
sciogliere il Parlamento, per evitare i referendum sulla giustizia.
C’erano
una quindicina di persone lunedì – tredici per l’esattezza – davanti al palazzo
della Cassazione a piazza Cavour, nessuna di loro con aria innocente, a
inalberare cartelli per la condanna di Berlusconi. Per non molti minuti –
faceva molto caldo. Il tempo della foto, giusto per consentire a “Repubblica”
“Corriere della sera” e “Messaggero” di immortalarla. Sotto il titolo: “Il
popolo viola”.
Una
parola nobile, il popolo. Berlusconi la usa meglio – la propaganda bisogna
saperla fare.
“Un’aura
di leggenda con mille ospiti in abito da sera. Gruppi elettrogeni per
illuminare i boschi e le colline. Fontane luminose danzanti secondo musiche di
Haendel. Padiglioni e discoteche per anziani e per giovani. Cubiste rigonfie
sotto bolle giganti”. Una festa di
Berlusconi? No, manca Zappadu. È una “cara memoria” di Arbasino, sul “Corriere
della sera”, del debutto di una signorina che non nomina, in Maremma, a margine
del festival di Spoleto, una cinquantina d’anni fa.
La
Procura di Palermo smentita da Riina, un mafioso. Presa in castagna come
imbrogliona – Riina che si confida con le guardie carcerarie…. Sullo
Stato-mafia, in cui la Procura accusa lo Stato e non la mafia. Sembra di
sognare.
L’avvocato
Flick, un gentiluomo, smentisce Di Pietro che volteggia sul cadavere di Raul
Gardini. L’avvocato, poi ministro della Giustizia con Prodi, non apprezzava i
giudici di Mani Pulite, ci aveva fatto sopra il calembour: “Mani Pulite, tasche piene” – degli avvocati. Ma neanche
lui, come Prodi e tutto il “Centro”, ha osato opporsi. Dire per esempio la
verità.
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