Fare
contenti i giudici promuovendo lo scioglimento del Parlamento, per averne un
occhio di riguardo sul lodo Mondadori? È questo sicuramente un dilemma che Berlusconi
si pone in queste ore. Non che ne abbia parlato con i collaboratori, ma l’uomo
è attentissimo ai conti.
La
condanna a quattro anni di carcere è un danno in certo senso limitato: essendo
una sentenza politica, è politicamente ambivalente. La conferma del danno da
pagare a De Benedetti per l’accordo sulla Mondadori, 600 milioni con gli
interessi, è invece solo dannosa, e sarebbe un danno grave, minaccerebbe la solidità
di Fininvest.
È
un ragionamento, e non c’è la certezza che Berlusconi se lo stia facendo. Tanto
più che, paradossalmente, passerebbe lui dalla parte dei giudici. Ma è possibile,
non è uomo di odi assoluti o di principi. Certo è che non si fida più delle sue
antenne romane, Gianni Letta e l’avvocato Coppi. I quali gli prospettano che la
Cassazione deciderà sul lodo Mondadori attraverso una sezione con competenze
specifiche, e qualche voglia d’indipendenza, non la sezione feriale dei
bolliti. Ma lui non si fida.
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