Tre
anni di governo per creare danni, e poi per rimediarli. Due sono già passati,
tra Monti e Letta, uno è ancora necessario, tanto i danni sono stati profondi.
Remota, anzi assente, è la funzione di governo propria, quella per la quale si
fanno governi: dare pace alla società e,
da un secolo e mezzo in qua, anche prosperità.
L’Italia
è tornata al governo ottocentesco, di polizia. Seppure sotto le spoglie
androidi di Monti, di Letta, “tecnici”, inemotivi. Col vocabolario stinto
dell’economicismo. Si diceva policé,
alla francese, il governo della buona politica, in traduzione si vuole
ultimamente solo autoritario.
È
il governo di polizia nella sua configurazione peggiore: applicato alla
punizione di tutti i cittadini, con le tasse. L’insegna dell’Autorità è la
punizione, al coperto della giustizia. Che non è nulla più di un apparato
repressivo.
Meno,
molto meno, questa polizia si applica alla punizione dei criminali: in Sicilia
non c’è più mafia, a Napoli è scomparsa la camorra, a Milano non c’è spaccio, la
cocaina si vende liberamente. E gli evasori fiscali? Quelli si sanno, sono
esibizionisti, ma questo Stato li cerca altrove, col metro da sarto.
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