Democrazia
–
Non è automatica. Al contrario: il suffragio universale si scontra con la
capacità delle masse di governarsi. Cioè con l’incapacità. Fenomeno durevole e impollinante.
È questo il problema del Sud, che arriva troppo tardi al parlamentarismo, dopo
millenni di signoraggio e vita chiusa nei paesi. Ma è il problema, sia di
sottogoverno come in Italia sia, peggio, di capacità di libertà, anche della
Germania. Anch’essa arrivata tardi alla democrazia.
Geografia –
Non s’insegna più a scuola, proprio ora che l’epoca si vuole naturalistica. Ma
resta all’origine di buona parte delle politiche mondiali, guerre comprese. Se
non delle “politiche ecologiche”, che allo stato sono più che altro un business,
di nessuno o scarso effetto. Resta all’origine anche dei “destini” dei popoli.
Qui con riserve, ma non senza ragioni.
Tutto il dibattito meridionalista e
antimeridionalista in Italia si può dire basato sulla “Storia degli Stati
Italiani dalla caduta dell’Impero Romano fino all’anno 1840”, pubblicata a
Firenze nel 1842. Forse indirettamente, ma allora con più peso alle ragioni di
“Enrico Leo” - un discepolo di Herder e di Karl Ritter, il geografo considerato
all’origine della moderna geografia, con Alexander von Humboldt.
L’Italia è divisa in due, argomentava Leo,
perché è due distinte Italie geograficamente. A Nord dell’Appennino ha pianure,
collegamenti facili, corsi d’acqua irreggimentabili e sfruttabili, per
comunicazioni e irrigazione, mercati naturalmente aperti. A Sud è frastagliata
e chiusa dai monti, in valli strette, tra corsi d’acqua ribelli: una natura
(geografia) che fa insocievoli anche le popolazioni.
Facebook - Vale i suoi
soldi, 45 dollari, dopo l’inabissamento del titolo, ora che ha una politica
aggressiva. Non più l’amico disinteressato, la piattaforma delle bizze del
mondo, ma un venditore aggressivo di spazi pubblicitari, in cerca di lettori-clienti
in ogni vano riposto. Anche nei recessi di google, pure così ben protetti.
Islam – La
Siria degli Assad, a lungo sostenitrice del terrorismo, come un tempo Gheddafi,
ne è ora la vittima. Non è solo una beffa da servizi segreti: prendere le forze
terroriste al loro laccio. Né è solo l’effetto apprendista stregone, per cui il
terrorismo inevitabilmente finisce per rivoltarsi contro i suoi controllori. Negli
snodi che la violenza che si appella all’islam hanno coltivato c’è un ripensamento,
per un raggiunto senso del limite nei rapporti internazionali. La pausa, se non
il revirement, di Siria, Iran e
Pakistan, che con diverse motivazioni e modalità hanno fornito mezzi, coperture
e rifugio al terrorismo islamico in Libano, Israele, Palestina, Usa, Europa, e
un po’ ovunque nel mondo islamico, riconsiderano in vario modo l’opzione.
C’è una data di nascita
del fondamentalismo islamico, ed è “occidentale”. Risale all’assunzione del
potere in Pakistan da parte delle forze armate, col generale Zia ul Haq a luglio del 1977. Costruirà ottomila moschee e cinquemila madrasse, scuole
coraniche. Le madrasse erano 270 nel 1947, all’indipendenza, 700 nel 1970,
settemila nel 1980 (oggi sono 14 mila).
La sharia tornò in vigore nelle
zone tribali della North West Frontier e del Waziristan. Era ache l’unica forma
di legalità ivi possibile. La sharia ai “passi” kiplinghiani è all’origine dei talebani. La loro prima manifestazione fu
di dichiarare il Waziristan “emirato islamico”.
“La crisi dell’islam” di Bernard Lewis è stata pubblicata ne 2003, nel
dopo 1 Settembre, ma viene da lontano, dall’avvento di Khomeini, e resta
incontestata.
Sentirsi minacciati dall’islam è segno al più della decrepitudine dell’Europa,
che avendo goduto di un periodo di pace senza precedenti ha dimenticato i veri
conflitti. Il terrorismo è gangsterismo, nell’islam attuale, anche se beneficia
del sostegno di alcuni governi.
Lo schema Noi e Loro di Oriana Fallaci non funziona. Il Loro è
composito - il Noi pure, e anche molto. Le tesi di un best-seller possono fare
la verità, in un’epoca frastornata dalla “comunicazione di massa in massa”,
dall’immediatezza, ma non sono la verità.
Antimodernista, è antiborghese. C’è una ragione precisa per cui nessun
regime politico rappresentativo, con elezioni pubbliche, ha attecchito nei
paesi islamici. Neppure in quelli più a lungo o più strettamente legati
all’Europa e all’America. Non in Libano, né in Giordania, Egitto, Tunisia,
Algeria, lo stesso Marocco, per più aspetti la stessa Turchia. Per non dire
della penisola arabica e dell’Arco della Crisi. Il Marocco, con la politica dei
passi minimi, che solo il sovrano in definitiva protegge, ne è la conferma: le
società islamiche, che il colonialismo aveva forzato nel senso della
polverizzazione della società, in qualche modo forzandole alla rappresentanza
politica, si sono rapidamente neo tribalizzate dopo l’indipendenza.
Onore –
A lungo monopolizzato dal fascismo, ora dall’illegalità nelle mafie.
Sovietismo
–
Non si può dire morto col Muro: c’’era prima del sovietismo propriamente detto
e gli sopravvive, largamente. Anche fuori dalla Russia: è, senza la polizia
segreta, la burocratizzazione, istituzionale, sociale e individuale. Qui col
controllo indiretto delle coscienze: il politicamente coretto vi concorre, per
esempio. O lo stesso ordine che si vuole di mercato: un prodotto, una tipologia
di prodotti, uno standard qualitativo, una procedura, non imposti ma è obbligati.
astolfo@antiit.eu
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