Si ha infine notizia, dopo un anno d’ indagini
sulle malversazioni, degli intrallazzi politici al Monte dei Paschi. di Siena. Di
cui tutti sapevano e sanno. Tranne, finora, gli inquirenti:Anche perché erano e
sono intrallazzi pubblici, la Fondazione e i suoi soggetti, i sindaci ex
Pci-Pds-Ds e i loro referenti romani, non si sono mai nascosti.
Gli inquirenti per una volta si sono imposti
prudenza, e non si può che lodarli: Giuseppe Grosso, Aldo Nastasi e Aldo Natalini,
con la guardia di Finanza e i loro giornali di fiducia. Ma la sorpresa che svelano è grande. Più sorprendente
del ritardo, se possibile: Mps rispondeva a Berlusconi. Proprio così, quel
diavolo di Berlusconi, nonché il papa e Scalfari, controllava anche la più
antica e gloriosa banca d’Italia.
Nell’inchiesta senese non ci sono le liti, le
faide, i colpi di mano e le ingerenze note, no. Nell’inchiesta ci sono solo una
telefonata di Santanché, una di Gianni Letta, e due di Raffaele Lombardo.
Nonché due di Amato, che è sempre antipatico, un ex socialista. Si vede che
Mussari e i dirigenti della banca telefonavano poco.
Per Berlusconi gli investigatori fanno uno
sforzo particolare: di una telefonata di Mussari, patron di Mps, all’autista il 12 marzo 2010, specificano che “la
cella agganciata è quella di via del Plebiscito 102, verosimilmente palazzo Grazioli”,
la casa di Berlusconi.
La cosa è rincuorante: significa che la guardia
di Finanza i mezzi ce l’ha e quindi c’è da sperare, prima o poi li userà contro
i truffatori e gli evasori. Però, in tre anni d’indagini non ha trovato nient’altro?
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