Di più colpisce, di una città che non si
pone limiti, e di questo libro sempre nuovo dopo un secolo e passa, l’introduzione
di Pascale, scrittore della “leva narrativa del ‘66”. Che in prosa argutamente
semplice appende Pasolini ai ripetitori delle frequenze da cui ripugnava. E
Benjamin, “la città porosa”, alle sue metafore. Pascale non si applica ai
napoletani, e la mancanza si sente. Ma al semplice senso pratico da cui “Napoli”
rifugge sì: come non evitare crolli, come non dare aria alla città e acqua pulita.
E poi c’è Matilde Serao, molto sicuramente napoletana e di molto senso pratico
– oltre che di una scrittura sempre nitida. Pulita. “Tutti ben vestiti grazie
alla bassa manovalanza napoletana”,
Pascale sintetizza l’economia politica della scrittrice. Nella sporcizia,
avrebbe potuto aggiungere.
L’introduzione muta anche la lettura,
distogliendola dai pezzi forti famosi del “Ventre di Napoli (vent’anni fa)”,
1884, il lotto, ancora il lotto, col monaco e l’“assistito”, con furti e usure,
il lotto clandestino. E le fattucchiere, la vajassa, le capere, i luciani, l’infinita
folla di caratteristi – i personaggi individuati del vecchio teatro. Di Matilde
Serao recuperando il gusto e la serietà del reportage,
da “umile cronista”, la brillantezza dell’esposizione. L’usura ordinaria è un
capolavoro, specie al raffronto con la socionarrativa delle mafie alla
“Gomorra”: qui è la natura e la sostanza del crimine.
Che altro dire? Qui - nella sedconda e terza parte, 1904, è vero - ci sono già lo
scippatore che “in pieno giorno, in pieno Rettifilo, tra mille persone”, si
avventa su un lui, su una lei e “gli strappa l’orologio, le strappa gli
orecchini”, i partiti “ferri vecchi”, l’elettore che “si tura il naso”, e il
destra-sinistra – “cattolici italianissimi”, “anticlericali credenti”, “democratici
imperialisti”, liberali forcaioli, “repubblicani assolutisti”, “socialisti
monarchici”, realisti antimonarchici. E la città, ha imparato a leggere, che allora non sapeva? I numero priobabilmente sì, Maradona 10, Cavani 9... È Napoli, nella buona e nella cattiva sorte.
Matilde Serao, Il ventre di Napoli, Bur, pp. 178 € 8,90
C’è perfino il popolo orbato del “suo”
deputato – il popolo della Vicaria. Che piange e si straccia le vesti. Anche se
il deputato è socialista, Ettore Ciccotti – ma sarà fascista (infine antifascista).
E ha soltanto perso le elezioni.
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